Blog

Ventiquattresima puntata di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

COLPO DI SCENA! – CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO

24 Settembre 2022

Caro diario,

sono in ansia, non riesco a dormire e allora ho pensato di scriverti, così almeno mi sfogo un po’!

Se tu sapessi cosa è successo oggi, capiresti perché sono così agitata!   

 

Caro diario… Se tu sapessi cosa è successo oggi, capiresti perché sono così agitata! …  

Allora, comincio da capo… Come sai, ho ripreso la scuola e ora faccio la quarta elementare. La maestra dice che siamo grandi ormai e così ogni pomeriggio abbiamo tanti compiti da fare! Finalmente oggi, che è sabato, la mamma aveva organizzato per la mattinata una bella uscita in città per fare shopping in via Mazzini e un bel giretto nelle varie piazze! Così verso le dieci, ci siamo incontrate al bar Emmanuel con l’amica della mamma, la signora Scen, di Borgo Trento, che indossava un vestito lungo fino alle caviglie, azzurro, con disegni rosa e arancioni, leggero e in pan-dan con un cappello altrettanto azzurro e con le scarpe. Una allegra sciarpetta celeste al collo… La signora Scen, aveva in braccio la sua barboncina bianca che si chiama Rinetta e io tenevo la mia amata Alina. Stavo bevendo un po’ di latte col cacao mentre la mamma con la signora Scen, bevevano un cappuccino e parlavano. Mi ero concentrata sul mio croissant al cioccolato e avevo appoggiato Alina sulla sedia vuota accanto alla mia, mentre la signora Scen aveva lasciato Rinetta al guinzaglio sul pavimento sotto il tavolo.  

…Mi ero concentrata sul mio croissant al cioccolato e avevo appoggiato Alina sulla sedia vuota accanto alla mia, mentre la signora Scen aveva lasciato Rinetta al guinzaglio sul pavimento sotto il tavolo… 

 Stavo mordendo di gusto il secondo boccone quando, un ragazzo in carrozzina si è avvicinato al nostro tavolo e ci ha chiesto di donargli qualche soldo. Si è avvicinato poi, anche un signore con la barba lunga, bianca e grigia, tutto arruffato. Ci ha fatto vedere le gambe che avevano tante piaghe e sembravano non vedere la doccia da un’infinità di tempo. Anche lui chiedeva un aiuto. Io sono rimasta a fissare questi due con un palmo di naso finchè la mamma se n’è accorta e mi ha detto: – Ulrica, finisci la tua brioche e guarda dov’è Alina! – Allora mi sono scossa e ho addentato la pasta dolce come un automa. Poi mi sono voltata verso la sedia dov’era Alina ma… Non c’era più! Così l’ho chiamata tante volte, senza avere alcuna risposta. All’improvviso la signora Scen si è messa a urlare e mi ha fatto prendere un colpo! Che cavolo aveva da gridare in quel modo? … Non ci crederai, caro diario, ma anche la barboncina era scomparsa!    Il guinzaglio giaceva a terra abbandonato.

Così, con un respiro affannoso, mi sono alzata, e con la mamma e la signora Scen abbiamo chiesto l’aiuto dei camerieri. Ero angosciata e mi veniva da piangere. Tutti guardavano sotto i tavoli, perchè rendendosi conto della nostra disperazione, volevano aiutarci. La signora Scen ha pagato frettolosamente per poi precipitarsi in Piazza Bra alla ricerca della sua barboncina. Noi le correvamo dietro in cerca della nostra amata gatta Alina. Quelli che ci hanno viste, incuriositi, si sono avvicinati per chiedere cosa stessimo cercando. Appena hanno saputo che eravamo alla ricerca di due animaletti, hanno voluto aiutarci.  Si aggiungevano sempre più persone, finchè tutti i presenti in Piazza Bra chiamavano le due, in tutti i modi possibili:- Micio, micio! – ; – Bau,bau! -; dando bacetti e facendo: – Mmmmmm- , con la voce. Chi dicendo:- Tesoriniiiii… Dove siete?…-  chi invece aggiungeva :- Venite fuori! – oppure :- Venite dalla mamma! – Non ti dico! Una confusione incredibile! Persino i militari sono intervenuti per riportare alla calma! Da un cespuglio intorno alla fontana, è uscita Rinetta, felice  di rifugiarsi tra le braccia della sua padrona! Speravo uscisse anche Alina … Ma niente! Lei non si è più vista e ora io non riesco a dormire perché mi manca e sono tanto, tanto, preoccupata per lei!

…Ma niente! Lei non si è più vista e ora io non riesco a dormire perché mi manca e sono tanto, tanto, preoccupata per lei!

Spero stia bene e che l’abbia trovata qualcuno che me la possa riportare domani. Se mi potesse sentire le direi:

-Cara Alina, sta serena, dormi bene che domani ci rivedremo!-

Che sciagura aver perduto la mia gatta!

Ora provo a dormire… Buonanotte! … Speriamo!…

La tua Ulrica

( Il racconto continua – tutti i diritti riservati)

Ventitreesima puntata della storia di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

ACHILLE CHETO – VENTITREESIMO CAPITOLO

– Meo meo meo meo meo!… MaaaaaaAO! MaaaaaaAO!

Cantava miagolando la nostra Alina ritta sul  morbido bracciolo  del sofà, mentre Nora e Ulrica provavano degli abiti in camera per vedere quali andassero ancora bene e quali no!

– Me me me me me MEEEEEEEEEEeeeeoooo! MeMe memememeeeeeeooooooo! – Continuava imperturbabile la giovane Alina. I suoi occhi brillavano e il suo musetto era tutta dolcezza e impegno!

– Mamma, mamma, accendo la tv! – Disse correndo fuori dalla camera Ulrica.

 – Voglio vedere i cartoni animati! E’ l’ora di Masha e orso! – Saltò veloce come una saetta sul divano , prese il telecomando e schiacciò il pulsante. La tv si accese e finì sul canale sbagliato!

– Signore e signori – diceva la presentatrice, – mandiamo ora in onda un filmato del tutto inusuale. Guardatelo e soprattutto … Ascoltatelo! –

In quel momento si sentì il suono del pianoforte e un bel miagolio canterino. Ulrica e Alina sbatterono gli occhi e li spalancarono contemporaneamente.

La mamma uscì dalla stanza meravigliata. Incredibile! Ma erano proprio loro!   Lei al pianoforte con Alina canterina! Stavano mandando  in onda su Tele Arena le riprese dell’intervista fatta qualche settimana prima!

-Giovanni, vieni! – chiamò Nora. Giovanni, questo era il nome del papà di Ulrica, uscì di corsa dal suo studio tutto eccitato. Persino Din-don sembrò ridestarsi da uno dei suoi interminabili pisolini!

Alla fine del concerto la voce della giornalista affermava compiaciuta che il talento di questa gattina era stato scoperto per caso e che a Verona, tempio della lirica mondiale, era nata una stella!

…Stavano mandando  in onda su Tele Arena le riprese dell’intervista fatta qualche settimana prima!

Non fece neppure tempo a terminare la sigla finale della trasmissione, che il telefono di casa e i cellulari dei due genitori cominciarono a squillare incessantemente.

Driiin  Driiin Driiiiiiiin! – quello di casa.

-Mamimò Mimomà Mami mò!– Quello del papà.

-Libiamo, libiamo ne’ lieti calici, che la bellezza infiora

E la fuggevol, fuggevol ora s’inebri a voluttà… – Quello della mamma. (*  da Brindisi , brano tratto  da La traviata di Giuseppe Verdi).

Decine e decine di chiamate arrivarono da amici, colleghi e altri che conoscevano i genitori di Ulrica i quali , avendo visto il servizio alla televisione e spinti dalla curiosità di saperne di più  o di congratularsi, telefonavano. La faccenda durò per oltre un’ora e Ulrica che teneva in braccio la gatta e Alina si guardarono stupite, sperando che la cosa finisse. Intanto a Milano, nella redazione di Mediaset , il filmato giunse nelle mani del direttore del TG5, tale Achille Cheto.

Appena terminò la visione, i suoi occhi cominciarono a roteare e al posto delle pupille comparvero dollari che giravano in continuazione. Le sue mani si strofinavano l’una sull’altra e aveva tutta l’aria di un furbastro! Achille Cheto , per i suoi collaboratori più stretti ” Achi” era noto per il suo fiuto nell’individuare le notizie che sarebbero poi diventate virali. Veniva definito “ghiotto di Scoop” , cioè goloso di notizie sensazionali, tanto che le cercava costantemente. Era un uomo sulla sessantina, alto e robusto coi capelli bianchi e folti. Sulla sua faccia squadrata campeggiava un naso aquilino e piccolo. Gli occhi, grandi e chiari, sormontati da spesse sopracciglia grigie erano vivaci; la bocca stretta e senza labbra non stava mai ferma. Parlava velocemente e con aria seria, intervallato da sorrisi così nervosi, da sembrare assolutamente falsi. Pensava di aver sempre ragione e di essere un sapiente. Per certe cose era competente ma credeva di sapere tutto più di tutti e a volte diceva delle esimie fesserie! I suoi collaboratori lo prendevano segretamente in giro per questo. Achille vestiva sempre con un completo scuro, giacca e cravatta e le sue scarpe nere erano lucidate e luccicanti. Noto a tutti come “Achille Cheto, ghiotto di scoop e di… spaghetti all’arrabbiata”, piatto che lui preferiva a qualsiasi altra pietanza, non perdeva occasione per mettere lingua su qualsiasi questione.

Quel giorno il video di Alina canterina giunse nelle sue mani… ( Il racconto continua – tutti i diritti riservati)

Ventiduesima puntata di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

GENNARO E GIGGINO:- LUI E’ MIO CUGGINO! – VENTIDUESIMO CAPITOLO

Era notte. Alina scivolò fuori dal terrazzo e salì sulla grondaia  e con mosse agili e graffiate giunse sopra il tetto. Voleva stare sola. Le piaceva tanto abitare nella casa di Ulrica ma la nostalgia per la mamma e i suoi fratelli era forte e ogni tanto usciva dal suo cuoricino come un tornado che soffia forte e le onde del mare si alzano, alte, alte… Ecco, si sentiva così e aveva bisogno di piangere, di esprimere quella forte emozione. Tutt’intorno era tranquillo e si udiva solo qualche miagolio lontano. L’Arena era meravigliosa vista da lassù e la luna, sembrava una fata incantata che con la sua bacchetta magica faceva dei meravigliosi scintillii d’argento, toccando quelle pietre antiche. Lo scenario era così incantevole che Alina si perse ad ammirare questa magia e dimenticò la sua pena, concentrata come un eremita quando medita.

Era notte. Alina scivolò fuori dal terrazzo e salì sulla grondaia  e con mosse agili e graffiate
giunse sopra il tetto. Voleva stare sola.

– E’ bello, vero?… Io vengo tutte le notti quassù. –

Alina ebbe un sussulto ma non si spaventò. Conosceva quella voce alle sue spalle.

– Oh sì, è davvero uno spettacolo unico – rispose, mentre continuava immobile a guardare l’Arena e Piazza Bra, davanti a sé.

Plato si avvicinò e si fermò di fianco a lei. Continuarono così, vicino l’uno all’altra ad ammirare il panorama notturno mentre in cielo piroettava un astro luminoso.

 Guarda! C’è una stella cadente! Esprimi un desiderio! –

Un singhiozzo è tutto ciò che Plato sentì fare alla sua amica. Capì. Le pose una zampa sulla spalla e la consolò. Anche Plato avrebbe tanto voluto rivedere i suoi famigliari, ma c’est la vie*, bisognava andare avanti lo stesso!

   Plato si avvicinò e si fermò di fianco a lei. Continuarono così, vicino l’uno all’altra ad ammirare il panorama notturno mentre in cielo piroettava un astro luminoso.

– Auè ! Ma  guarda, due piccioncini che tubano di notte TU-TU-TU-TUUU – disse una prima voce.

– Hahaha! Mieloosi soono! – replicò una seconda.

Due strani tipi si stavano avvicinando con aria losca e poco raccomandabile. Le nere figure si stagliavano in fondo al tetto e si avvicinavano fra i comignoli scuri.

Plato balzò su e si mise in posizione d’attacco; Alina si girò meravigliata.

– Chi siete? Cosa volete? – chiese Plato battagliero tirando fuori gli artigli.

I due si avvicinarono di più. Ora si distinguevano due gatti: uno era grasso e tondo con due guance che ballonzolavano ad ogni suo passo, gli occhi grossi, grossi che sembravano uscire dalle orbite. L’altro era lungo e smilzo col pelo appiccicato che formava tanti spuntoni; i denti uscivano all’infuori, i piccoli baffetti brillavano al chiarore della luna  e gli occhietti erano lunghi e stretti come due fessure. Camminava ondeggiando da destra a sinistra e si muoveva come se stesse eseguendo una coreografia hip-hop.

– Chi siete? Cosa volete? – ripetè perentorio Plato girandosi di scatto e  frapponendosi fra questi ed Alina. Il suo aspetto  in quel momento era nobile e fiero.

Anche Alina si avvicinò al fianco di Plato guardando i due con aria preoccupata e interrogativa.

Auè quagliò! Siamo Gennaaro e Giggino. Lui è mio cuggino! – Disse quello con forte accento meridionale.

I nostri umani c’hanno portato qui da Napoli  per lavoro. Stiamo facendo il nostro primo giro notturno. Voi la connoscete aNnapule? E’ la città chiù bella dello munno!* Napule, come la chiamaiamo noi, è fantascc-teca, col centro storico, il lungo mare e il Vesuvio che sovrasta tutto! La gente sempatica e buona è ! E bbrava che prega San Gennà! Lo conoscete a San Gennà, voi quagliò?-

Così dicendo Gatto Gennaro fece un largo sorriso e continuò : – E’ il santo chiù ‘mportante e io c’ho il nome suo, c’ho! – e mentre lo diceva , tracciò con le braccia un cerchio  dal basso all’alto in modo plateale.

Quindi è impottante anch’egli!- Disse con faccia da stupidotto il cugino Giggino.

– Invece am -mmè, – continuò questo, – me chiamarono a Giggino, per gli amici Giggì! – E fece un saltello, poi un altro e un altro ancora.

-Ah, non baddate a lui! Sta a ballà la tarantella! E’ proprio ‘no scugnizzo! –

–       Auè quagliò! Siamo Gennaaro e Giggino. Lui è mio cuggino! – Disse quello con forte accento meridionale.

Alina e Plato risero di gusto. Erano davvero simpatici e divertenti quei due cugini. Rimasero fino all’alba, a parlare insieme: gli uni di Napoli, gli altri di Verona.

Amicizia era stata fatta! ( Il racconto continua – tutti i diritti riservati)

NOTE: * c’est la vie significa è la vita;

*chiù bella dello munno! significa più bella del mondo!

Ventunesima puntata di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

LA GAZZA CUNEGONDA – VENTUNESIMO CAPITOLO

Mamma Milù era stata da Zio Muzio, accompagnata da Zeno il zanzarone che le ronzava dietro e lì, avevano incontrato anche il gatto rosso Mellom e Limone, il topo.

– Ciao zio Muzio! Buongiorno signori! Lui è Zeno! –

Tutti avevano salutato Zeno con aria sospettosa tanto che questo emise solamente un timido:- Zzzzzz… Buondì!… Zzzzzzz… –

Milù aveva poi raccontato ai tre detective della notizia apparsa nelle edicole della città su una gattina canterina, cacciata da un inetto direttore d’orchestra per aver cantato un’aria d’opera.

Muzio poi, aveva riportato del suo strano incontro con Bumà la maga e la profezia sul ritrovamento della micia.

Alla fine erano tutti infervorati all’idea che sarebbe bastato davvero poco per ritrovare la giovane Alina.

Mamma Milù era stata da Zio Muzio, accompagnata da Zeno il zanzarone che le ronzava dietro e lì avevano incontrato anche il gatto rosso Mellom e Limone, il topo.

-Secondo gli elementi che abbiamo, Alina dovrebbe vivere in una casa della zona e probabilmente  in una famiglia che l’ha accolta bene – pensò ad alta voce zio Muzio.

Milù si sentì rincuorata.

– Certamente – proseguì Mellom corrugando un sopracciglio –  … E la notizia fa supporre che sia in  un gruppo familiare, dove uno o più di uno, ha a che fare con la musica: suona, canta o qualcosa di simile– concluse, mentre una goccia di sudore gli scendeva dal muso per il gran caldo.

Limone ascoltava attentamente, i suoi occhi erano tondi, tondi e fissi sugli interlocutori. Ogni tanto dalla bocca usciva la lingua, piccola e rosa, a dimostrazione del suo impegno e della  sua concentrazione nel seguire e meditare su quanto esposto. Chissà cosa stava macinando la sua testolina! Finchè diede un colpetto col gomito a zio Muzio ed esclamò: – Ho trovato! La gazza Cunegonda! Lei potrebbe esserci d’aiuto!-

– Come? Chi è la gazza Cunegonda? – chiese stupita mamma Milù seguita da un ronzio intenso di Zeno.

Gli altri tre, sapevano esattamente chi fosse, perché la gazza Cunegonda era stata più volte utilissima agli investigatori per la sua propensione a girare l’intera giornata per la città,  entrare nelle case, sapere tutto di tutti. E se ancora non fosse stata a conoscenza di qualcosa o di qualcuno… Beh! Lo avrebbe potuto sapere di lì a poco! Bastava ve ne fosse il “giusto motivo”.

… La gazza Cunegonda era stata più volte utilissima agli investigatori per la sua propensione a girare l’intera giornata per la città,  entrare nelle case, sapere tutto di tutti.

-So che ha fatto il nido col suo compagno, sull’albero più alto del Parco San Giacomo, in Borgo Roma – comunicò zio Muzio.

E’ vero, sembra abbia avuto da poco i suoi piccoli – confermò Mellom.

Allora – concluse Limone, – non ci resta che andare da lei, sperando che voglia aiutarci. Ma so io trovare il “giusto motivo”, per far sì che sia disponibile! –

Tutti lo guardarono con aria interrogativa ma Limone senza scomporsi, continuò in modo sicuro: – Non vi preoccupate! Ci penso io! –

Così, detto fatto, all’indomani prima dell’alba, i tre amici e investigatori, giunsero al Parco San Giacomo di Borgo Roma, dopo un lungo cammino. Quell’incantevole oasi di verde era ampia e ospitava numerose piante, alberi ed arbusti, sotto ai quali si stendeva un prato verde smeraldo. Sul far del giorno sembrava un luogo magico, dove le gocce di rugiada luccicavano ai primi raggi del sole e tutt’intorno si spandeva lieto il canto degli uccelli. Lungo il perimetro, vi erano alti condomini, sui quali spiccavano dritte in cielo molte antenne, ripetitori telefonici e wi-fi.

Cercarono, chiedendo informazioni ad un rospo che solo all’alba metteva fuori il muso dalla sua tana vicino lo stagno. Quello disse loro in modo sbrigativo:

– Ah!… La Gazza Cunegonda? … Vrrrrr…vrrrrr… Vive all’altro capo del parco, nel Grande Acero Riccio… Vrrrrr… Vrrrr… Buona giornata! Vrrrr….Vrrrrr… – e con un agile balzo saltò via fra i fili d’erba del prato.

 Le gazze ladre sono famose, oltre che per rubare gli oggetti luccicanti, anche perché fanno grandi scorte di cibo. In quell’estate torrida, la Nostra, preferiva la frutta fresca.

I tre amici andarono nella direzione indicata. Giunti sotto il Grande Acero Riccio la chiamarono per nome: – Cunegoooonda! … Cunegooonda! –

Uscì volando  dalla folta chioma, un grosso uccello che andò a posarsi sul ramo più basso. Il suo piumaggio era lucido, bianco e nero e il suo becco arcuato. Aveva un’aria elegante e, guardandoli dall’alto in basso, chiese loro, strascicando le parole:- Vi conossssco? –

– Non ancora-  disse Zio Muzio, – ma noi conosciamo te!-

Io sono Muzio, investigatore privato e loro sono i miei fidi collaboratori: Mellom e Limone!

-Per cossssa posso essssservi utile? – chiese la gazza sempre in modo sostenuto.

Vorremmo ci aiutassi a ritrovare una giovane gatta che si è persa tempo fa. – Muzio raccontò l’accaduto, mentre la gazza in modo severo e imperioso seguiva ogni parola. Alla fine, essa roteò il capo di novanta gradi. Poi ci pensò un po’ su e infine domandò:- E quale sssarebbe la “ giussssta motivasssione” per cui dovrei accettare? –

-Beh… aiutare una mamma a ritrovare la propria figliola… – disse Muzio un po’ sorpreso che la gazza non lo avesse ancora capito.

-Eccola! – rispose prontamente Limone, esibendo un voluminoso sacchetto di carta. Poi lo aprì e apparvero dei frutti succulenti.

Abbiamo portato per lei e i suoi piccoli, anguria e fragole dolci e fresche! –

Gazza Cunegonda compiaciuta, accettò l’affare… ops, scusate…l’incarico, di buon grado, pronta a mettersi al lavoro! ( Il racconto continua – tutti i diritti riservati)

…-Abbiamo portato per lei e i suoi piccoli, anguria e fragole dolci e fresche! – disse Limone…

Ventesima puntata della storia di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

TUTTA COLPA DI UN CESTINO DI DOLCI – VENTESIMO CAPITOLO

Dopo l’intervista Titti si sentiva soddisfatta: aveva potuto vedere coi suoi occhi la gatta canterina che di nome faceva Alina e sentirla cantar miagolando con le sue orecchie.               

Infatti, la padrona di casa coi suoi familiari avevano accolto lei e Vico in modo magnifico e con grande disponibilità. Avevano risposto a tutte le sue domande e dopo aver fatto delle bellissime foto, Vico aveva potuto anche realizzare con la sua videocamera di ultima generazione, uno splendido filmato mentre Alina, sopra il pianoforte e accompagnata da Nora, miagolava  un’aria d’opera.

…Vico aveva potuto anche realizzare con la sua videocamera di ultima generazione, uno splendido filmato mentre Alina, sopra il pianoforte e accompagnata da Nora, miagolava  un’aria d’opera...

– Questo è materiale che scotta! – disse Vico entusiasta, appena furono usciti dal palazzo in Piazza Bra. Il capo resterà sorpreso!-

-Mi sento felice come una scolaretta! Secondo me abbiamo fatto uno scoop!-

-Allora andiamo a festeggiare. Ti va se ti invito a cena? Ti porto a casa e passerò a riprenderti più tardi. Va bene?-

Titti era così contenta del pomeriggio che accettò con un grande sorriso.

-Allora passo per le otto  e andiamo sulle Torricelle!-

– Ottimo! C’è un panorama davvero stupendo da lì!

La zona delle Torricelle è la parte collinare a nord della città di Verona, in cui si possono trovare vari locali, ristoranti e pub con vista mozzafiato, frequentata da giovani e coppie in cerca di un posto tranquillo nel verde!

Le Torricelle – Verona

All’orario stabilito Vico era arrivato sotto casa di Titti puntuale come un orologio svizzero. Indossava dei pantaloni a righe sottili verticali, azzurre e  blu su sfondo chiaro e una camicia bianca di lino che metteva in risalto la sua carnagione scura e la sua bellezza. Suonò al campanello e dopo un minuto ecco arrivare Titti! Aveva i capelli raccolti in un morbido chignon e legati da un foulard celeste con disegnati dei delicati fiori bianchi e rosa. Il suo viso era raggiante ed emanava gioia di vivere. Il suo vestito era celeste, senza maniche, stretto in vita e largo sotto con dei bei volant e una cintura sottile in vita. Era bellissima! Il cuore di Vico ebbe una palpitazione forte ed improvvisa! Poi continua! Che stesse per avere un infarto?… Ma no, cari bambini! Era soltanto… Cotto, conquistato, stregato… Come avrete capito… INNAMORATO!!!  Lei si accorse di qualcosa e gli chiese:

– Va tutto bene?-

– Certamente! Sali pure !- E le aprì la portiera facendo finta di niente.

Arrivati, si sedettero ad un tavolo fuori nella terrazza panoramica. Erano seduti l’una di fronte all’altro. Quella sera suonavano famose canzoni, un violinista e un chitarrista. Era sull’imbrunire e  la candela sopra il loro tavolo illuminava sempre di più la notte. L’atmosfera era romantica; il cameriere aveva appena servito le pietanze.

Titti assaggiò: – Mmm buona questa carne salà con le verdurine crude! E’ un piatto estivo proprio adatto! Fresco e leggero!

-Anche il mio vitello tonnato è proprio fresco e saporito! – aggiunse Vico.

– Lo sai che oggi abbiamo lavorato proprio bene insieme? – disse Titti in modo felice e sincero.

– E’ vero! Ti sei relazionata bene e ti hanno presa subito in simpatia! Inoltre le tue domande erano pertinenti ed incalzanti. – Confermò Vico tenendo in mano il calice di Soave e sorseggiando.

– Tu non sei da meno, anzi! – Rispose Titti mentre le sue guance diventavano color porpora.

Lui la guardò intensamente negli occhi. Lei li abbassò.

In quel momento arrivò il cameriere con un cestino intrecciato di bambù col suo coperchio.

– Questi dolci e dolcetti sono offerti dalla casa col vino Recioto, adatto per i dessert!- Versò il vino in due coppe e se ne andò lasciandoli piacevolmente sorpresi.

Vico aprì il cestino sollevò il coperchio allungandosi verso il centro del tavolo.

Anche Titti si sporse in avanti verso il cestino per guardare che dolci ci fossero dentro.

 In quel momento i loro volti si sfiorarono e sentirono entrambi il proprio cuore battere all’impazzata! ( Il racconto continua – tutti i diritti riservati)

In quel momento i loro volti si sfiorarono e sentirono entrambi il proprio cuore battere all’impazzata!

Diciannovesima puntata della storia di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

CARO DIARIO – DICIANNOVESIMO CAPITOLO

Lunedì 11 luglio 2022 ore 15.30

Caro diario,

sono due notti che non riesco a dormire. Non capisco cosa stia succedendo.  Il giorno dopo il concerto in Villa Sigurtà è scoppiato il finimondo!      

La domenica mattina prima che mi alzassi per fare colazione, il telefono di casa ha preso a suonare, suonare e suonare!

 Bada bene, caro il mio diario, che io sono in vacanza e mi piace tanto rimanere a letto a girarmi e rigirarmi, finchè la mamma entra in camera, tira le tende e mentre i raggi del sole illuminano la mia faccia, viene a farmi le coccole.  

Adoro questo momento ! E’ il modo migliore per cominciare la giornata!   

    

…Mi piace tanto rimanere a letto a girarmi e a rigirarmi, finchè la mamma entra in camera, tira le tende e mentre i raggi del sole illuminano la mia faccia, viene a farmi le coccole…

E poi era domenica! Ma chi è che viene a rompere di domenica mattina???!!!

All’inizio la mamma non ha badato tanto allo squillo del telefono ma poi era così insistente che mi ha detto:- Amore, vado a rispondere! –

E da quel momento, io non ci ho capito più niente.

La mamma è tornata tutta agitata dicendo che una signora che scrive sul giornale voleva venire a casa nostra a farle delle domande, non ho capito bene, mi sembra sulla nostra gatta Alina. E invece di badare a me e farmi la colazione, la mamma ha cominciato a chiamare col suo cellulare tutti quelli che conosceva. Per primo il papà che stava tornando dal viaggio di lavoro. Poi le zie , i nonni, la tata e vari musicisti. La mamma si è dimenticata di me! Di-men-ti-ca-ta!!! Ufffff! Ma ti sembra possibile?????… Così sono andata in cucina da sola, ho preso il latte che era già sul tavolo e quello che sono riuscita a prendere nello scaffale basso: una fetta di pane e mezza porzione di marmellata!

Mentre ero seduta a tavola, vedevo la mamma passare avanti e indietro come se fosse un cane da tartufo che ha fiutato la sua pista e non la vuole mollare!!!

Nel pomeriggio è arrivata la tata che da baby-sitter si è trasformata in “donna delle pulizie” . Io le ho detto.- Giochi con me? – ma lei mi ha risposto:- Mi dispiace ma oggi sono qui per pulire casa. –

Pulire casa? Di domenica? Ma ti pare una cosa normale?… Ma non è finita qui.

La mamma ha chiamato la parrucchiera ( di domenica!) e le ha detto:- Lo so che di lunedì siete chiusi, ma abbiamo bisogno che ci sistemiate i capelli. Abbiamo una intervista importante e saremo fotografati per cui, la prego, domani mattina sia qui presto… Sì certo… Non si preoccupi… Pagherò lei e le sue assistenti profumatamente… – 

Così la mia testa ha cominciato a girare sempre di più. Mi sono alzata dalla sedia per tornare in camera mia ma, non so come, ho sbattuto contro il divano e sono caduta sul pavimento e click, il mondo è diventato tutto nero. Quando ho riaperto gli occhi ero stesa sul mio letto ed intorno a me c’erano tutti: mamma, papà, la tata, il medico, Alina e Din-Don. Mi hanno detto che a causa del colpo sono svenuta, ma niente di grave. Appena hanno visto che stavo meglio, di lì a poco, il medico se n’è andato, la tata ha ripreso le pulizie con la mamma che le diceva fitto, fitto, cosa fare e dove pulire. Alina è corsa fuori sul divano a giocare e Din-Don… Beh, lui è sempre nel mondo delle fate e ha continuato a dondolarsi sul suo trespolo come nulla fosse!!

Quando ho riaperto gli occhi ero stesa sul mio letto ed intorno a me c’erano tutti: mamma, papà, la tata, il medico, Alina e Din-Don. Mi hanno detto che a causa del colpo sono svenuta, ma niente di grave.

Solo il papà, da poco arrivato, è rimasto lì con me. Il mio cuore ha cominciato a battere più forte e io non stavo bene, ero troppo emozionata, tanto che lui mi ha preso in braccio ed io mi sono rifugiata nel suo petto caldo e poi, non so perché, ho pianto a lungo.

Hanno detto che era colpa della botta ma io invece mi sentivo triste perché sembrava che a casa stesse passando un uragano! Per fortuna c’era il papà lì con me in quel manicomio!

Solo il papà, da poco arrivato, è rimasto lì con me. Il mio cuore ha cominciato a battere più forte e io non stavo bene, ero troppo emozionata, tanto che lui mi ha preso in braccio ed io mi sono rifugiata nel suo petto caldo e poi, non so perché, ho pianto a lungo...

Stamattina alle sette, eravamo già alzati; abbiamo dovuto tutti farci il bagno e lavarci i capelli. Alle otto è arrivata la parrucchiera con due assistenti che hanno sistemato le teste di tutti: al papà hanno dato una spuntatina ai suoi bei ricci neri, a me hanno fatto due bellissime trecce con inseriti dei nastri bianchi; alla tata hanno tagliato un po’ i capelli, colorati leggermente di azzurro ed ora assomiglia a una di quelle gentildonne che si vedono ritratte nei quadri dell’ottocento! A mamma hanno fatto un’ acconciatura elegante. E’ bellissima!

Alina è stata lavata, pettinata e profumata; anche lei ha un bel nastro rosa legato intorno al collo con un bel fiocchetto!  

Din-don ha le piume lucenti e se la dorme, però gli hanno preso un giocattolino nuovo! Non contenta, la mamma ha voluto un gran mazzo di fiori bianchi in salone dove avverrà l’incontro e fiori dappertutto, anche in bagno! Ma cosa sta succedendo??!!

Alina è stata lavata, pettinata e profumata; anche lei ha un bel nastro rosa legato intorno al collo con un bel fiocchetto!  

Sembra che stia per arrivare il Presidente della Repubblica, invece deve solo venire una signora a farci delle domande; ma che domande poi??… Mah!…

 I grandi non li capisco proprio!

Adesso vado, la mamma mi chiama, stanno per arrivare! Ciaooo!

La tua  Ulrica

(Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-

 

 

Diciottesima puntata della storia di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

QUIRINO SCOIATTOLINO – DICIOTTESIMO CAPITOLO

Erano passati i mesi ed Alina si stava trasformando sempre più in una bellissima giovane gatta dal pelo lungo, folto, morbidissimo e dagli occhioni che apparivano sempre più azzurri. La sua voce si era irrobustita e le dava maggior soddisfazione miagolar cantando, le sue amate arie d’opera.

                            

Alina si stava trasformando sempre più in una bellissima giovane gatta dal pelo lungo, folto, morbidissimo e dagli occhioni sempre più azzurri.

Aveva dimenticato l’incidente accaduto a causa di quel fastidioso direttore d’orchestra e, più che mai, voleva un giorno diventare una vera artista. Si impegnava tantissimo, studiava ogni giorno insieme a Nora e alle cantanti che si alternavano in casa con le quali si esercitava. Nelle ultime settimane, Nora la prendeva in braccio e la posava sopra il pianoforte, quando in casa non c’era nessun altro, per darle lezione. Vi rendete conto bambini? Nora pensava, in gran segreto, che Alina potesse avere un futuro nella musica e insieme passavano ore a studiare brani d’opera. Alina ormai ne conosceva diversi e li miagolava con grande abilità e immensa passione tanto che, Nora stessa, si commuoveva a sentirla.

Quel giorno si teneva il tradizionale concerto estivo in Villa Sigurtà. Era una festa privata organizzata dalla famiglia proprietaria del parco, i conti Sigurtà per l’appunto, con uomini importanti, insieme alle loro consorti; una trentina di persone in tutto. Un meeting molto esclusivo come lo era l‘esibizione musicale a cui partecipavano solo artisti di primo livello.

Da Verona erano partite a bordo di una BMW nera, Nora con Alina, insieme ad altri tre: il contrabbassista, il violoncellista e la violinista. Alina se ne stava tranquilla nella sua comoda cesta con un bel fiocco bianco e dorato al collo ed era allegra.- Che bello! Si va in gita! – pensava.

Dopo circa mezz’ora di strada arrivarono e furono accolti dal segretario personale del conte, un uomo sulla cinquantina che parlava lentamente, con voce bassa e con una marcata erre francese : – BuongioRno madame et messieurs! Ben aRRivati nella dimoRa dei Conti Sigurtà! Potete veniRe da questa paRte! –  Indicò una stanza attigua al grande salone delle feste, in cui c’erano affreschi meravigliosi che impreziosivano le pareti ed il soffitto dove erano dipinte donne che danzavano in cerchio nella natura; giovinetti ed angeli; pavoni e fiori leggiadri. Alina rimase incantata ad ammirarli.

                                                                

Quel giorno si teneva il tradizionale concerto estivo in Villa Sigurtà…

I musicisti misero le loro cose nella saletta e uscirono in giardino dove era stata predisposta appositamente un’ampia pedana per il concerto. Sopra si trovava già un bellissimo pianoforte bianco. Furono sistemati gli altri  strumenti e di lì a poco cominciarono a provare i vari brani. Alina rimase conquistata dalle note melodiose che si spandevano intorno; erano solo le tre del pomeriggio e il concerto sarebbe cominciato verso le sei. Il quartetto suonava le musiche di Mozarth, Vivaldi, Beethoven, mentre la piccola Alina, incuriosita e attratta da ogni angolo di quel meraviglioso giardino si mise ad esplorare. Annusava l’odore delle piante e zampettava sull’erba fresca e soffice quasi danzando; inseguiva il volo delle farfalle e si dilettava al canto degli uccellini. I fiori erano ovunque e lei si beava del profumo delicato delle rose rampicanti arancio-rosa che adornavano gli archi. Questi conducevano in una zona più distante e lontana della Villa.

La musica ora, si sentiva in lontananza; ad un tratto il suo sguardo si posò su di  una radura dove sorgevano alberi secolari, alti e immensi. Lì si sentiva forte il canto degli uccelli ed Alina si sdraiò a pancia in sù, sotto una grande quercia con gli occhi socchiusi tra le pratoline e si mise a canticchiare seguendo il cinguettio. All’improvviso sentì un rumore come uno scalpiccio. Tacque e si guardò intorno… Nessuno. Poggiò ancora la testa sull’erba e ascoltò felice il canto delle cicale. Di nuovo, udì quel rumore indistinto. Si alzò ritta sulle zampe e guardò in alto fra i rami. -C’è qualcuno?- chiese, pronunciando le parole con calma e con un certo timore. Si sentì un fruscio che proveniva sempre dallo stesso posto sulla quercia. Poi comparve un musetto, poi un altro e un altro ancora. Sei occhietti curiosi e vivaci la stavano fissando. Alina rimase un attimo incerta poi disse:   

– Buongiorno, io sono Alina. Spero di non avervi disturbato! –

Si videro allora, tre furetti scendere velocemente, di corsa, saltando da un ramo all’altro… In un batter d’occhio erano in piedi, di fronte alla nostra amica.

-Io sono Quirino scoiattolino, lui è mio fratello Quartino e lei mia sorella Questella.-

I tre scoiattolini erano disposti dal più grande, alla più piccola. Avevano tutti il pelo marroncino che dava sul rosso e una coda voluminosa che superava la loro altezza. Sul petto di Questella compariva una macchia bianca che le conferiva un’aria delicata, mentre i due maschietti avevano una chiazza chiara sull’estremità della coda sinuosa come la punta di un pennello. Le loro orecchie si muovevano ed erano graziose con tanti peletti dritti ed intrecciati.

I tre scoiattolini erano disposti dal più grande, alla più piccola. Avevano tutti il pelo marroncino che dava sul rosso e una coda voluminosa

 – Ciao! Io sono Alina! Felice di conoscervi! –

Con aria amichevole Quirino domandò:- Sei forestiera vero? Non ti abbiamo mai vista qui!–

-Sì! Sono venuta con la mia amica umana per fare un concerto. Vengo da Verona città.  –

Così fecero amicizia e giocarono insieme sul prato e sugli alberi a nascondino, ad acchiapparella, divertendosi un sacco!   

Era bello stare in compagnia nella natura! Alina respirava a pieni polmoni quel momento tanto gioioso!          

Intanto si era fatta l’ora. Erano giunti tutti gli invitati e, all’atteso ingresso dei padroni di casa, i Conti Sigurtà, gli ospiti presero posto. Lo spettacolo ebbe così inizio. – Che belle queste musiche! – Disse Quirino.

-Oh sì! Fanno sognare!- aggiunsero Quartino e Questella all’unisono.

Il cuore di Alina traboccava di felicità.

Insieme ai suoi nuovi amici rimase ad ascoltare, mentre la luna faceva capolino nel cielo. (Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-

Diciassettesima puntata della storia di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

ZENO SERENO – DICIASSETTESIMO CAPITOLO

Cari bambini vi ricordate Milù, la mamma di Alina? E i suoi fratelli?… Ebbene, in tutto questo tempo avevano continuato a fare la vita di sempre, sù, nell’appartamento all’ultimo piano dell’ antico caseggiato vicino alle mura costruite dall’imperatore Gallieno, dietro l’ Arena di Verona.

                                                       

In tutto questo periodo Milù aveva continuato a pensare alla sua Alina e frequentemente andava da zio Muzio per sapere se ci fossero delle novità sul suo ritrovamento. C’erano degli indizi che facevano ben sperare ma nulla di più.            

Erano passati alcuni mesi dalla scomparsa di Alina e mamma gatta non aveva mai perso la fiducia di ritrovare la sua figlioletta. Era arrivata l’estate e i fratelli di Alina erano cresciuti e avevano cominciato ad uscire da soli dalla casa. Chissà come si era fatta grande anche la sua Alina, chissà se aveva degli amici e usciva con loro, chissà se c’era qualcuno che si prendeva cura di lei…

Ogni tanto Milù diventava triste e non mangiava più tanto; allora  la sua coinquilina umana le diceva:- Su , su mia cara Milù, mangia qualcosa e bevi altrimenti diventerai magra e senza forze e lo sai che ti vogliamo tutti bene!

Allora mamma gatta sospirava e andava a bere un po’ di latte.

Quella notte stava dormendo tranquilla sul divano quando fu svegliata da un ronzio insistente.- Zzzzzzzzzzzz… Zzzzzzzzzzzz…Zzzzzzzzzzzz –

Aprì un occhio e non vide niente.

Poi udì di nuovo: -Zzzzzzzzzzzz… Zzzzzzzzzzzzzz –

Aprì entrambi gli occhi e vide un insetto dalle dimensioni inaspettate che si avvicinava a lei volando: aveva due grandi occhi fuori dalle orbite , un nasone lungo e appuntito, le gambe rinsecchite e cadenti che penzolavano di qua e di là. Com’era possibile che ali tanto strette e sottili  potessero sorreggere un essere così voluminoso?

Mamma Milù si alzò di soprassalto e tirò fuori gli artigli mentre quello le veniva incontro.

– Schhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh- soffiò contro di lui.

…un insetto dalle dimensioni inaspettate …si avvicinava a lei volando: aveva due grandi occhi fuori dalle orbite , un nasone lungo e appuntito, le gambe rinsecchite e cadenti che penzolavano di qua e di là.

L’essere misterioso e nero, la sorvolò con noncuranza e andò a posarsi sul muro. Milù girò la testa per guardarlo: aveva un aspetto davvero sgradevole e fastidioso. Milù era pronta a saltargli addosso quando quello disse:

– Zzzz …Gentile signora… Zzzz…  mi scuso enormemente per il disturbo che le arreco… Zzzz… Purtroppo il vento stasera mi ha spinto qui…Zzzz e io…Zzzzz mi sono ritrovato in questa stanza che dà sul terrazzo… Zzzz …. La porta era aperta…Zzzzz  e io senza volere…Zzzz l’ho disturbata…Zzzz col mio…. Zzzzz ….ronzio…..Zzzzz –

Gli occhi di Milù si allargarono diventando grandi per la sorpresa. Quello strano tipo era davvero gentile a dispetto delle sue sembianze! Così si tranquillizzò e rispose con garbo: – Sì, in effetti mi sono spaventata e mi ha svegliato. Mi rimetterò comoda a dormire ma mi dica: chi è lei?-  Quello rispose con una filastrocca in rima e senza nessun ronzio :

-“ Io sono Zeno

 zanzarone sereno !

Sono magro e grande,

faccio tante domande,

a dispetto di tutti

io amo i costrutti,

son paroliere elegante

ingegnere affascinante

dei bei modi faccio il pieno,

io sono Zeno,

il vostro

zanzarone sereno! “

Per servirla milady! –

Lo disse con voce bassa e facendo un profondo inchino che fece sorridere Milù; infatti era alquanto goffo e scoordinato, però era davvero carino e gentile, così piacque molto a mamma gatta! -Magari, potessi aiutarmi! – rispose Milù diventando improvvisamente triste. – Perché?…Zzzzz… Cosa succede?…Zzzzz –

– Si è persa la mia figlioletta Alina da alcuni mesi e non l’ho più ritrovata.- disse abbassando il musetto.

– Ah si? …Zzzzz…. Mi dispiace molto!…Zzzzz… Com’è la sua figlioletta?… Zzzz…- chiese Zeno.

Gli occhi di Milù si allargarono diventando grandi per la sorpresa. Quello strano tipo era davvero gentile a dispetto delle sue sembianze!

– E’ una bella gattina bianca e grigia tigrata.- Rispose con aria pensosa la mamma; poi continuò: – E’ buona e gentile. Le piaceva tanto ascoltare le arie d’opera che provenivano dall’arena. Stava lì sul terrazzo ore ed ore ad ascoltare e poi… –

– E poi?… Zzzzzz…. – chiese incuriosito il zanzarone.

– E poi le cantava.-

– Cantava le arie d’opera?… Zzzzzz… – domandò incuriosito Zeno con gli occhi che si spalancarono ancor di più come palloncini gonfiati, dandogli un’aria buffa, buffa.

– Sì, ed era capace di fare dei concertini là fuori sul terrazzo! La mia Alina canterina! Chissà quando la rivedrò! – Due lacrime  rigarono il pelo liscio di Milù e Zeno si sentì triste anche lui. Mentre era immerso in questa emozione i pensieri cominciarono a roteare nella sua testa come se un vortice grigio e nebuloso girasse sempre più veloce finchè staccandosi dal muro fece quattro giravolte in aria e alzandosi in volo gridò:- Ma certo! …Zzzzzz… La gatta che canta arie d’opera!… Zzzzz…  Ieri ero finito in una edicola… Zzzzz  e ho letto la notizia! …Zzzz… –

– La notizia? Quale notizia? – Chiese Milù.

– Sembra…Zzzz… che al Teatro Filarmonico…Zzzz… una gattina abbia cantato un’aria d’opera…Zzzz…. davanti a tutti gli orchestrali… Zzzzz…lasciandoli di stucco…Zzzzz…. –

Così Milù cominciò a porre domande incalzanti sul contenuto dell’articolo.  I due, passarono la notte a parlare e il cuore di mamma gatta era gonfio di  felicità e speranza ma anche di preoccupazione per le sorti della sua Alina. (Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-

 

 

Sedicesima puntata di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

VICO FOTOREPORTER DEL PORTORICO – SEDICESIMO CAPITOLO

In redazione, tutti cercavano affannosamente qualche bella notizia da pubblicare ma gli avvenimenti degli ultimi giorni  erano abbastanza comuni, niente di particolare. In quel momento entrò Titti con aria concitata e si sedette al tavolo delle riunioni. Respirò a fondo ed alzò la mano. Il capo redattore le diede la parola: – La notizia che ho da darvi ha davvero dell’incredibile! C’è una gattina che miagola arie d’opera! – Qualcuno si mise a sghignazzare sotto i baffi, qualcun altro guardò Titti con aria compassionevole.  Vico invece, il fotoreporter, reputò la notizia stimolante e disse: – Questo fatto, potrebbe risultare curioso ed avvincente! – Quando lui parlava, tutti lo ascoltavano. Era stato in missione in Afghanistan come inviato di  guerra  ottenendo al suo rientro vari riconoscimenti prestigiosi. Originario del Portorico, parlava perfettamente l’inglese, lo spagnolo e l’italiano anche se aveva una leggera inflessione ispanica, essendo lo spagnolo la sua lingua madre.

Vico… era stato in missione in Afghanistan come inviato di  guerra  ottenendo al suo rientro vari riconoscimenti prestigiosi.

Continuò:-  Titti, hai rintracciato di chi è questa bestiola? – Gli occhi di tutti erano puntati sulla ragazza – Sì, ma ancora non sono riuscita a contattarli … – disse. Dopo una breve conversazione sul numero in uscita, fu deciso che la notizia sarebbe stata pubblicata sulla pagina della cronaca  per testare  la reazione dei lettori. Intanto Titti avrebbe seguito la sua pista per conoscere esattamente la situazione della gattina e della famiglia con cui stava; successivamente avrebbe fatto uscire un secondo articolo completo! Finito l’incontro, Titti uscì dalla sala riunioni e andò alla sua postazione; Vico la affiancò e le disse:- Molto interessante la tua storia! Se vuoi, quando sarà il momento, verrò con te e faremo un servizio fotografico completo! –

Titti uscì dalla sala riunioni e andò alla sua postazione; Vico la affiancò e le disse:- Molto interessante la tua storia! Se vuoi, quando sarà il momento, verrò con te e faremo un servizio fotografico completo! –

La giovane ne fu lusingata e rispose: – Mi sembra un’ottima idea ma prima devo riuscire a contattare la famiglia dove vive la gattina. Intanto pubblichiamo la notizia in breve ed entro i prossimi quindici giorni spero di fare l’intervista! Adesso mi attacco al telefono per rintracciarli. Poi ti farò sapere!- -D’accordo! Tienimi informato! – rispose Vico e se ne andò in ufficio  riprendendo il suo lavoro. Vico era un bell’uomo di quasi quarant’anni, alto e moro, segretamente innamorato di quella giovane donna dal temperamento forte e ambizioso ed era felice di poter collaborare con lei. La settimana stessa nella rivista cartacea e on-line ” Verona comunica” fra le più lette in città, uscì il seguente trafiletto di cronaca:

” Stupore in platea al Teatro Filarmonico.

Gatta canta aria d’opera.

Ma il direttore non ci sta !    

   

A Verona, durante la prova generale del Nabucco, una gattina è salita sul pianoforte e si è messa a miagolare un’aria dell’opera lasciando a bocca aperta i presenti. Solo il direttore dorchestra si è dimostrato ostile, cacciando via la canterina, subito soccorsa da alcune persone. Approfondimenti in una prossima edizione della rivista. –

La settimana stessa nella rivista cartacea e on-line ” Verona comunica” fra le più lette in città, uscì il … trafiletto di cronaca: che raccontava della gattina canterina…

L’articolo venne letto con curiosità da moltissime persone e giunse inaspettatamente all’attenzione di un personaggio molto importante… (Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-