Quinta puntata della storia di Alina canterina! Pronti per la lettura?

… O sarà la mamma a leggervi la storia, mentre voi lì tranquilli sul divano o sul vostro lettino la ascoltate?.. Ebbene, per dindirindina! Preparatevi alla nuova avventura della nostra gattina occhi azzurri tutto pelo a nuvoletta!

Un grande abbraccio dalla vostra Maestra Mariachiara! 💚🌞🎵👩🏻

STORIA DI ALINA CANTERINA DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

ULRICA BAMBINA AMICA – QUINTO CAPITOLO

Nel locale stava bevendo la sua spremuta d’arancia una bambina di sette anni seduta ad un tavolino con la mamma ed il papà. Era davvero graziosa con i suoi capelli castani raccolti in due trecce e la frangetta che le copriva la fronte. Il suo vestito celeste si abbinava coi suoi occhi chiari ed intensi, mentre le scarpette scure con i calzetti bianchi corti le conferivano un’aria sbarazzina, nonostante l’eleganza con cui vestiva.                                                          Ulrica, è questo il nome della bambina, aveva subito prestato attenzione al poliziotto che chiedeva se qualcuno sapesse di chi fosse quella micetta così piccina; avendo compreso che nessuno sapeva nulla di lei e che quindi era una trovatella, tirò per la manica la mamma chiedendole:- Mamma, mamma! Possiamo tenerla noi ?La mamma guardò  il papà con aria di chi voleva dire:- Si potrebbe fare? – Il papà annuì. Poi si alzò tenendo per mano Ulrica, si avvicinò al poliziotto e ad Alina affermando con decisione: – Agente, se questa micia non è di nessuno, potremmo prendercene cura noi! – Il poliziotto ci pensò su un po’, corrugando la fronte e rispose: – Credo sia un’ottima idea! Piuttosto che abbandonarla così piccola, è senz’altro meglio che qualcuno si prenda cura di lei! – Sollevò Alina dolcemente e la pose fra le braccia di Ulrica che, raggiante la guardò e le disse: – Sei davvero bella! Sono felice di portarti a casa con me! – Alina non sapeva se ridere o piangere. Si sentiva confusa.

Ulrica e Alina

Orfugio si accorse dello stato di Alina e per tranquillizzarla le disse: –Piccoletta, sta tranquilla, queste sono brave persone, so dove abitano. Se dovessi trovare la tua mamma verrò da te. –  Poi Ulrica con Alina in braccio tra i suoi genitori, uscì raggiante dal locale. 

Alina non sapeva se ridere o piangere. Si sentiva confusa…

  Si avviarono a piedi verso Piazza Bra perché abitavano in uno di quei bei palazzi, lungo il Liston. Mentre attraversavano le bancarelle, Alina si sentì chiamare: – Ehi gattina! – Alina si voltò salendo con le zampette anteriori sulla spalla di Ulrica e vide Etta la scimmietta che, allontanatasi dal suo banchetto di dolcetti la seguiva.  Etta proseguì:-Cosa ci fai qui ? Che succede? –  Alina riuscì a dire con un filo di voce: – Mi sono perduta e questi signori mi stanno portando a casa loro! –  Alina, Ulrica e i genitori furono inghiottiti subito dopo dal portone d’ingresso ed Etta rimase con un palmo di naso; poi tornò sovrappensiero al suo carrettino.                                                               

Etta insegue Alina e la chiama: – Ehi gattina! Cosa ci fai qui? Che succede?

Intanto Alina si ritrovò in un ambiente molto elegante e accogliente. C’era un enorme salone con grandi scaffali in legno piene di libri, tappeti persiani di altissima finitura, poltrone e divani che sembravano soffici e morbidi. Il salone dava su tre alte porte che si aprivano su di un terrazzo di marmo maestoso e bello. Appena Ulrica la poggiò sul pavimento, Alina uscì nel sontuoso balcone composto da colonnine bianche che si affacciava su Piazza Bra. Era meraviglioso! Alina vedeva le bancarelle, la gente; sentiva i profumi e gli odori, il vociare allegro dei passanti…  Poteva osservare l’Arena da un’altra angolatura rispetto a prima… Allora non era così lontana dalla sua famiglia! Intanto la mamma di Ulrica si mise al pianoforte e cominciò a suonare, mentre il papà e la bambina allegramente preparavano la tavola per il  pranzo. Alina si buttò in mezzo per partecipare alla loro felicità, saltellando fra i piedi dei due che le porsero subito delle ciotoline con l’acqua e della carne deliziosa dicendole in modo allegro: – Benvenuta ! Da oggi questa è casa tua. –  Alina cominciò così una nuova avventura! – (Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-

Il Liston in Piazza Bra a Verona

Quarta puntata di Alina canterina, la gattina che aveva un sogno!

Cari amici, è importante esplorare l’ambiente in cui viviamo ma sempre con un po’ di attenzione! Leggete un po’ cosa succede ad Alina in questa puntata!

Una carezza a tutti i bambini, grandi e piccini dalla vostra Maestra Mariachiara 💖🌈👩🏻

STORIA DI ALINA CANTERINA DEI SUOI SIMPATICI
AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

ORFUGIO SEGUGIO – QUARTO CAPITOLO
Orfugio segugio

Quel giorno mamma gatta aveva deciso che era ora per i suoi piccoli di uscire e conoscere il mondo fuori dalle mura domestiche. – Attenzione, – aveva detto loro – dovete fare dei piccoli saltelli per scendere i gradini! La scala è lunga! Ci sono cinque piani da affrontare! – Così, uno dopo l’altro, dietro la mamma, scendevano in fila i piccoli. Alina era la più abile e si divertiva un sacco a saltare giù, scalino dopo scalino.

Giunti davanti alla porta principale, mamma gatta attese che entrasse l’inquilino del secondo piano e si avviò per strada con la sua allegra famigliola. –Camminate tutti da questo lato! E fate attenzione a dove vado io! Guardatemi sempre e seguitemi! – Disse mamma gatta. Nella strada c’era gente che andava e gente che veniva. A piedi, in bicicletta. Solo poche moto e auto degli abitanti della zona passavano. Numerosi erano i turisti che con zaino in spalla e cartina in mano, si avventuravano alla scoperta della splendida Verona. Il vocio allegro si perdeva nell’aria e i colori intensi dei luoghi erano illuminati dalla luce del sole che quel mattino risplendeva nel cielo terso e celeste. Mamma gatta e i suoi micetti in processione, arrivarono davanti al “Caffè degli Artisti” dove i tavolini bianchi e rotondi all’aperto erano affollati. Vedete? – disse mamma gatta, – qui nelle serate dei grandi concerti, non è difficile incontrare gli artisti che poi si esibiranno in Arena.

Mamma gatta porta Alina e i fratelli in uscita

Alina era trasognata ed immaginava di vedere quelle persone importanti lì, davanti a lei in quel posto così carino e riservato. Si figurava la nota protagonista dell’opera in un bel vestito da sera nero con una sciarpa di   struzzo intorno al collo che scendeva fino ai fianchi, consumare con piacere una bevanda dissetante prima dello spettacolo per poi andare verso l’ingresso degli artisti ed entrare nel grande anfiteatro all’aperto. Mentre così fantasticava, si accorse che mamma gatta e i suoi fratellini stavano svoltando l’angolo distante da lei. – Ehi! Sono qui! Aspettatemi! – E cominciò a correre ma, inciampò cadendo malamente col musetto sull’acciotolato.

Tu! Ti sei fatta male? Ma guarda questa! Si distrae e mi viene a sbattere addosso! – Alina alzò il capo con una lacrima che le scendeva dagli occhi per il dolore.               La sovrastava un tipo con le zampe grosse, una corporatura robusta e una faccia che non vi dico! Faceva paura e la povera Alina si mise a piangere spaventata più per il suo muso che per il dolore della caduta.

Alina è spaventata

Su, su, non è nulla! – Disse allora quello, vedendo la piccola così scossa.                 – Ti fa male la zampina? Non preoccuparti, ci mettiamo un po’ di ghiaccio. –                     Il cane bruno andò dall’uomo in divisa, abbaiò e questo quando vide Alina e il suo fido amico, capì tutto. Quindi entrò nel “Caffè degli Artisti” con Alina in braccio e chiese del ghiaccio e una ciotola con acqua e latte, mentre domandava: – Qualcuno sa di chi è questa gattina? – Ma nessuno sapeva niente.                                                                                            Così Alina si ritrovò all’interno del locale, soccorsa e coccolata. Vicino a lei c’era il tipo grande e grosso che l’aveva aiutata. Era tutto muscoloso, con un mantello color marrone cioccolato e il pelo corto. I suoi occhi erano nocciola e cangianti. Aveva un’aria seria e autorevole che le incuteva timore; tuttavia la sua voce, amichevole e calma, faceva sentire bene la piccolina.   

Orfugio ha un’aria seria e autorevole che incute timore ad Alina

                                                                       Così prendendo coraggio Alina disse: – Grazie del tuo aiuto, te ne sono riconoscente!Il labrador rispose:- E’ mio dovere. Io sono Orfugio cane segugio e aiutare gli altri fa parte del mio lavoro! – 

Un cane poliziotto! Ecco perché indossava quella pettorina colorata di blu con quelle lettere : P… O…L… I…Z…I…A… Alina aveva capito e si sentiva protetta ora. Però la mamma dov’era? E i suoi fratellini? Era triste e avrebbe voluto essere insieme a loro. Calde lacrime scendevano dai suoi occhietti azzurri e il cuoricino le batteva forte nel petto per la paura di non rivedere più la sua famiglia. (Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-

Terza puntata della Storia di Alina! Siete pronti per il nuovo episodio?

Ciao a tutti! Oggi Alina farà due incontri in un colpo solo! E secondo me avrete dei sentimenti contrastanti nel leggerli. Non vi dico di più perchè capirete man, mano che vi immergerete nella lettura. Quindi buona storia a voi tutti!

Un abbraccio dalla vostra Maestra Mariachiara 🥰🍀🌈

STORIA DI ALINA CANTERINA DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

IVRINO SOPRAFFINO – TERZO CAPITOLO

… Etta la scimmietta furbetta stava per dire alla micina quanto le avesse dato gioia quel canto, quando una voce impostata ruppe il silenzio. – Vedo che ti stai impegnando! Sei anche caVuccia, ma ce ne vuole ancoVa! – Le parole erano pronunciate in modo altezzoso e con un’erre moscia molto marcata. Alina smise di miagolare. Guardò in su. Nulla. Si guardò attorno e neppure stavolta vide niente. – Chi sei? – chiese timidamente. –Dove sei ?- Nel buio della notte una creatura scese dal comignolo zompettando. Alina non riusciva a vedere bene. Poi però, strizzando un po’ gli occhietti per mettere a fuoco, si rese conto che era un volatile.

Questo arrivò fin sulla ringhiera del poggiolo e, guardando Alina dall’alto in basso, fece un inchino e si presentò: – Sono Iv-Vino, gabbiano sopVaffino! Per gli amici Iv. – Aveva una strana sciarpetta celeste intorno al collo e le piume in testa erano alte come se avesse avuto dei capelli col ciuffo. Chiese: – Tu piccolina, come ti chiami? – 

Ivrino gabbiano sopraffino

Sono Alina e mi piace tanto cantare– rispose la gattina con quella sua vocetta tutta zucchero e miele!

CeVto, ceVto , l’ho ben sentito! Ma se vuoi un consiglio, lascia peVdeVe! I veVi cantanti sono molto, molto più bVavi di te. Hanno talento, peVsonalità. Sono dei veVi e pVopVi divi! Te lo dice uno che se ne intende!

Davvero te ne intendi? – Chiese Alina, non senza un moto di dispiacere per quello che Ivrino gli aveva appena detto!

-CeVtamente, io non sono un gabbiano come tutti gli altVi! Io mi infoVmo, studio, paVtecipo a tutti i gVandi eventi cultuVali ed aVtistici. So ViconosceVe i gVandi talenti, io!

– Io non sono un gabbiano come tutti gli altVi ! –

Etta la scimmietta era stata per tutto questo tempo arrampicata sull’edera, ad ascoltare, e adesso le sembrava proprio che quel pennuto stesse esagerando. Per cui con un salto arrivò fin sulla ringhiera del poggiolo per poi atterrare con una doppia piroetta davanti ad Alina.

Non lo ascoltare! Le disse. Tu sei piccolina e crescendo migliorerai. Il mio giudizio è quello di una scimmietta furbetta e nulla più, però sei stata bravissima; il tuo canto mi ha emozionata.

Alina era un po’ frastornata. La testa le girava! Troppe emozioni per lei tutte insieme! In quel momento uscì mamma gatta a chiamarla per andare nella cesta a dormire coi suoi fratellini. E così Alina salutò il gabbiano e la scimmietta. – E’ stato bello per me conoscervi. Adesso vado. Buonanotte! – E con gli occhi ancora brillanti della felicità del suo canto e la meraviglia dei due incontri, entrò a casa, saltellando allegramente.

Alina era un po’ frastornata. La testa le girava…

Ivrino, per gli amici Iv, invece, era un po’ offeso. Quella scimmietta impertinente! Come osava contraddirlo? Quando all’Arena c’erano i concerti, lui volava a volte in prima fila fin sulla buca dei musicisti dell’orchestra. Da là poteva avvicinarsi ai protagonisti della serata, ammirare i magnifici costumi delle prime donne, bearsi delle loro voci divine.  Altre volte se ne stava sul palco d’onore, con tutte le autorità, a godersi lo spettacolo dalla postazione che permetteva di avere il migliore ascolto dell’orchestra e del canto corale e dei grandi protagonisti che si esibivano sul palcoscenico. Aveva assistito alle opere più importanti come l’”Aida” di Giuseppe Verdi, il “Rigoletto” la “Carmen” e tante altre.

C’era stato anche quando avevano fatto tappa le più importanti rock-stars come, Bruce Springsteen, Elton John e tanti altri. Insomma! Lui, era Ivrino gabbiano sopraffino! Non pensava tutto il giorno a riempirsi la pancia come i suoi fratelli. Quelli gironzolavano pigramente intorno all’Adige, a far incursione nei campi coltivati, a beccare a più non posso per saziarsi e poi ricominciare da capo questa miserevole vita.

Gabbiani in gruppo fanno incursione nei campi

Quindi lui sì, era veramente il più adatto a giudicare se qualcuno poteva anche solo somigliare alle grandi personalità sotto i riflettori! Non certo quella sciocca scimmietta presuntuosa!

Dal canto suo, Etta lo aveva salutato con un cenno della mano ed era scivolata giù dall’edera nella camera col suo padrone. L’indomani avrebbe dovuto alzarsi presto e riprendere il suo lavoro al banco dei dolcetti. Quindi si rimise sotto la sua copertina blu a stelle gialle e dormì fino al mattino.                     (Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-

Etta saluta e torna in camera per dormire

Continua la Storia di Alina canterina e dei suoi amici!

Cari bambini, cari genitori, nonni e zii… eccoci arrivati alla seconda parte della Storia di Alina e dei suoi simpatici amici. La storia di una gattina che aveva un sogno. Vi ricordate qual è?… Allora buona continuazione!!! Un grande abbraccio dalla maestra Mariachiara.🍀👩🏻🌈🎶

STORIA DI ALINA CANTERINA DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

ETTA FURBETTA – SECONDO CAPITOLO

Davanti all’Arena di Verona c’è Piazza Bra frequentata da tanto tempo da persone provenienti da tutto il mondo. Quel giorno, era arrivato per i mercatini di Verona, l’omino dei dolcetti col suo carrettino. Era un carrettino d’altri tempi, diverso da tutti gli altri furgoni dei fast food e cibi vari, super tecnologici e all’avanguardia.  

Carrettino dei dolcetti

 In quel biroccio, dal grazioso tettuccio di legno color crema, erano messi in esposizione   bon-bon di ogni forma e misura: frollini al burro raffinati, caramelle morbide e colorate alla frutta, bastoncini di zucchero grandi e piccoli dai gusti di fragola, vaniglia e cioccolato, omini di marzapane dalle facce strane e allegre che facevano sciogliere anche i più musoni. Vi erano mandorle, arachidi e noccioline caramellate che profumavano di buono e facevano venire l’acquolina in bocca. I bambini dicevano alle mamme: – Andiamo dall’omino dei dolcetti? – E quando arrivavano lì, rimanevano di stucco perché usciva fuori una scimmietta dal musetto allegro e dagli occhi neri e vivacissimi che saltava con un vecchio cappello in mano e volteggiando con salti e capriole in aria mentre rideva ed emetteva gridolini.                

                                              

Etta ride e salta

Le bambine della prima fila che si erano riunite per godersi lo spettacolo, battevano le mani divertite mentre i maschietti, imitavano la bestiola con salti e boccacce. Così, grazie a quel teatrino i grandi lasciavano qualche soldo di metallo nel cappellaccio e la scimmietta con un inchino ringraziava. -Etta! Etta! Vieni qui! – La chiamava con voce bassa l’omino dei dolcetti. Lei correva da lui e con un agile balzo si posava sulla sua spalla porgendogli il cappello con un largo sorriso che faceva vedere tutti i denti e le gengive rosse.

Rimasero entrambi tutto il giorno nella piazza principale, sotto un tiepido sole primaverile a vendere dolciumi e a far felici i bambini.  Verso sera, con il guadagno di un buon gruzzoletto si avviarono alla ricerca di una locanda dove poter mangiare e trovare un letto caldo. Camminarono oltre l’anfiteatro dell’Arena, oltre la chiesa di San Niccolò finchè l’omino dei dolcetti vide un’insegna illuminata sopra la porta di una casa antica, che si trovava poco più in là delle mura costruite dall’imperatore Gallieno. Nelle prime ombre della notte si vedevano dei graziosi terrazzetti in ferro battuto sulla facciata, su, su, fin sotto il tetto. Un’edera poderosa, si arrampicava su tutto l’edificio, arrivando fino all’ultimo piano. Entrarono e mangiarono un boccone. Poi l’omino e la scimmietta andarono nella semplice camera al primo piano. L’omino si distese sul letto a due piazze e la scimmietta si accoccolò vicino a lui, tutta raggomitolata, chiuse gli occhi e si addormentarono entrambi. Addosso aveva una copertina blu dalle grandi stelle gialle.  

Etta dorme

Dopo un’oretta Etta la scimmietta fu svegliata da un verso. Era lungo. Lungo e continuo. Nel dormiveglia si girò dall’altra parte e si riaddormentò. Ma ecco che, di nuovo, quel verso continuò, più forte ed acuto. – Chi mai sarà che disturba a quest’ora? – pensò la scimmietta Etta. – Per fortuna che il mio padrone non si è svegliato. Adesso vado a dirgli io di smetterla! – Scese dal letto e uscì dalla finestra e si arrampicò sull’edera robusta. Salì agilmente per due piani e poi si fermò, come colpita.  Quel suono in verità non era poi tanto male! Sembrava quasi… una melodia! –  pensò stupita. Continuò a salire e più si avvicinava, più sentiva distintamente quello che ora le sembrava un vero canto. Poi, vide nel chiarore della notte, il profilo di uno scricciolo di gatto che su di un poggiolo miagolava alla luna con tutte le sue forze. Etta la scimmietta rimase ferma ad ascoltare. (Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-

Etta vede Alina che miagola con tutte le sue forze

                                                                                     

                                                                                      

Storia di Alina canterina e dei suoi simpatici amici – Prima puntata

Cari bambini conoscete la storia di Alina ? … Non la conoscete ancora?  …D’accordo non c’è nessun problema; comincio a raccontarvela adesso. In fondo è nuova di zecca e l’ho scritta appositamente per voi. Care mamme e cari papà, nonni e zii che amate leggere per i vostri bambini, questo è il racconto adatto ! Ve lo farò avere a puntate, in modo che lo possiate leggere e rileggere ai vostri piccini che rimarranno un po’ in suspense, in attesa del racconto successivo.

Buona lettura e buon ascolto dalla Maestra Mariachiara 👩🏻🌈🥰🎶🍀

STORIA DI ALINA CANTERINA DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

ALINA CANTERINA – PRIMO CAPITOLO

Alina era un cucciolo di gatto, dagli occhi azzurri e dall’aria vivace e molto intelligente. Viveva con mamma gatta e i suoi fratelli in un piccolo appartamento , dietro l’Arena di Verona all’ultimo piano di un antico caseggiato. Alina era nata in primavera e a distanza di un mese cominciava a muoversi più velocemente e ad esplorare il mondo. Il suo musetto era paffuto e carino, il nasino nero, sembrava un mirtillo e le sue orecchiette rosa, due petali del fiore di pesco. Gli occhietti allegri e vivaci si spostavano in continuazione per la gioia di esplorare il mondo e i baffetti si stendevano dritti e chiari come i fili in cui la tua mamma stende il bucato. Il suo manto tigrato, bianco e grigio era morbido e tanto folto che Alina quando si muoveva, sembrava una nuvoletta lucente che fluttuava in cielo, mentre le sue zampette carine e vellutate le davano nel movimento un’aria civettuola.

Alina canterina

Di sera stava fuori nel terrazzo ad ascoltare. Dall’Arena provenivano musiche ora dolci, ora tuonanti; voci bellissime cantavano e Alina ne era come rapita!  Sentiva gli applausi che a volte duravano minuti e minuti. Era così immersa in questi suoni che giungevano fino al suo terrazzo che, si addormentava sognando quelle musiche e quelle voci meravigliose. Era bello guardarla nel sonno: sembrava una piccola creatura indifesa e bisognosa di coccole; una ciambella deliziosa che si muoveva al ritmo del proprio respiro.    

     

Alina dorme

Quando alle prime luci dell’alba sorgeva il mattino, Alina si stiracchiava allungando le zampette con un leggero sbadiglio; poi, usciva veloce nel poggiolo che dava sull’Arena e, dopo essersi guardata attorno cominciava a miagolare tutta seria, dritta sulle zampette e impettita come se si trovasse davanti ad un numeroso pubblico.   

                     Miagolava con suoni ora lunghi, facendo :-Maaaaaaaa oooooooo – con degli acuti forti e vigorosi; ora corti, con miagolii  brevi  e quasi strozzati emettendo sottovoce un:- Mao, mao. Mao, mao, mao –  il tutto con aria solenne e per lungo tempo, tanto che svegliava la sua padrona la quale uscendo dalla camera le intimava: – Smettila subito e va in cucina! Non sei mica un gallo che svegli tutti di prima mattina!!”  Lei però aveva già finito, faceva un inchino più e più volte, come se stesse ricevendo un lungo applauso e poi rientrava per accoccolarsi nel suo cestino. Mamma gatta, le leccava il pelo sussurrandole all’orecchio: – La mia “Alina canterina”… Stai qui adesso! – e poi le dava un buffetto sulle guance. Così raccolta tra la mamma e i suoi fratelli, Alina sognava ad occhi aperti di cantare un giorno all’Arena di Verona insieme ai grandi cantanti. (Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-

                     

Arena di Verona
Alina canterina – prima parte di M. Varago-AUDIO-
Storia di Alina canterina dei suoi simpatici amici e di un sogno di M. Varago – prima parte-