STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago
LA GAZZA CUNEGONDA – VENTUNESIMO CAPITOLO
Mamma Milù era stata da Zio Muzio, accompagnata da Zeno il zanzarone che le ronzava dietro e lì, avevano incontrato anche il gatto rosso Mellom e Limone, il topo.
– Ciao zio Muzio! Buongiorno signori! Lui è Zeno! –
Tutti avevano salutato Zeno con aria sospettosa tanto che questo emise solamente un timido:- Zzzzzz… Buondì!… Zzzzzzz… –
Milù aveva poi raccontato ai tre detective della notizia apparsa nelle edicole della città su una gattina canterina, cacciata da un inetto direttore d’orchestra per aver cantato un’aria d’opera.
Muzio poi, aveva riportato del suo strano incontro con Bumà la maga e la profezia sul ritrovamento della micia.
Alla fine erano tutti infervorati all’idea che sarebbe bastato davvero poco per ritrovare la giovane Alina.

-Secondo gli elementi che abbiamo, Alina dovrebbe vivere in una casa della zona e probabilmente in una famiglia che l’ha accolta bene – pensò ad alta voce zio Muzio.
Milù si sentì rincuorata.
– Certamente – proseguì Mellom corrugando un sopracciglio – … E la notizia fa supporre che sia in un gruppo familiare, dove uno o più di uno, ha a che fare con la musica: suona, canta o qualcosa di simile– concluse, mentre una goccia di sudore gli scendeva dal muso per il gran caldo.
Limone ascoltava attentamente, i suoi occhi erano tondi, tondi e fissi sugli interlocutori. Ogni tanto dalla bocca usciva la lingua, piccola e rosa, a dimostrazione del suo impegno e della sua concentrazione nel seguire e meditare su quanto esposto. Chissà cosa stava macinando la sua testolina! Finchè diede un colpetto col gomito a zio Muzio ed esclamò: – Ho trovato! La gazza Cunegonda! Lei potrebbe esserci d’aiuto!-
– Come? Chi è la gazza Cunegonda? – chiese stupita mamma Milù seguita da un ronzio intenso di Zeno.
Gli altri tre, sapevano esattamente chi fosse, perché la gazza Cunegonda era stata più volte utilissima agli investigatori per la sua propensione a girare l’intera giornata per la città, entrare nelle case, sapere tutto di tutti. E se ancora non fosse stata a conoscenza di qualcosa o di qualcuno… Beh! Lo avrebbe potuto sapere di lì a poco! Bastava ve ne fosse il “giusto motivo”.

-So che ha fatto il nido col suo compagno, sull’albero più alto del Parco San Giacomo, in Borgo Roma – comunicò zio Muzio.
E’ vero, sembra abbia avuto da poco i suoi piccoli – confermò Mellom.
Allora – concluse Limone, – non ci resta che andare da lei, sperando che voglia aiutarci. Ma so io trovare il “giusto motivo”, per far sì che sia disponibile! –
Tutti lo guardarono con aria interrogativa ma Limone senza scomporsi, continuò in modo sicuro: – Non vi preoccupate! Ci penso io! –
Così, detto fatto, all’indomani prima dell’alba, i tre amici e investigatori, giunsero al Parco San Giacomo di Borgo Roma, dopo un lungo cammino. Quell’incantevole oasi di verde era ampia e ospitava numerose piante, alberi ed arbusti, sotto ai quali si stendeva un prato verde smeraldo. Sul far del giorno sembrava un luogo magico, dove le gocce di rugiada luccicavano ai primi raggi del sole e tutt’intorno si spandeva lieto il canto degli uccelli. Lungo il perimetro, vi erano alti condomini, sui quali spiccavano dritte in cielo molte antenne, ripetitori telefonici e wi-fi.
Cercarono, chiedendo informazioni ad un rospo che solo all’alba metteva fuori il muso dalla sua tana vicino lo stagno. Quello disse loro in modo sbrigativo:
– Ah!… La Gazza Cunegonda? … Vrrrrr…vrrrrr… Vive all’altro capo del parco, nel Grande Acero Riccio… Vrrrrr… Vrrrr… Buona giornata! Vrrrr….Vrrrrr… – e con un agile balzo saltò via fra i fili d’erba del prato.
Le gazze ladre sono famose, oltre che per rubare gli oggetti luccicanti, anche perché fanno grandi scorte di cibo. In quell’estate torrida, la Nostra, preferiva la frutta fresca.
I tre amici andarono nella direzione indicata. Giunti sotto il Grande Acero Riccio la chiamarono per nome: – Cunegoooonda! … Cunegooonda! –
Uscì volando dalla folta chioma, un grosso uccello che andò a posarsi sul ramo più basso. Il suo piumaggio era lucido, bianco e nero e il suo becco arcuato. Aveva un’aria elegante e, guardandoli dall’alto in basso, chiese loro, strascicando le parole:- Vi conossssco? –
– Non ancora- disse Zio Muzio, – ma noi conosciamo te!-
Io sono Muzio, investigatore privato e loro sono i miei fidi collaboratori: Mellom e Limone!
-Per cossssa posso essssservi utile? – chiese la gazza sempre in modo sostenuto.
Vorremmo ci aiutassi a ritrovare una giovane gatta che si è persa tempo fa. – Muzio raccontò l’accaduto, mentre la gazza in modo severo e imperioso seguiva ogni parola. Alla fine, essa roteò il capo di novanta gradi. Poi ci pensò un po’ su e infine domandò:- E quale sssarebbe la “ giussssta motivasssione” per cui dovrei accettare? –
-Beh… aiutare una mamma a ritrovare la propria figliola… – disse Muzio un po’ sorpreso che la gazza non lo avesse ancora capito.
-Eccola! – rispose prontamente Limone, esibendo un voluminoso sacchetto di carta. Poi lo aprì e apparvero dei frutti succulenti.
Abbiamo portato per lei e i suoi piccoli, anguria e fragole dolci e fresche! –
Gazza Cunegonda compiaciuta, accettò l’affare… ops, scusate…l’incarico, di buon grado, pronta a mettersi al lavoro! ( Il racconto continua – tutti i diritti riservati)
