Ventunesima puntata di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

LA GAZZA CUNEGONDA – VENTUNESIMO CAPITOLO

Mamma Milù era stata da Zio Muzio, accompagnata da Zeno il zanzarone che le ronzava dietro e lì, avevano incontrato anche il gatto rosso Mellom e Limone, il topo.

– Ciao zio Muzio! Buongiorno signori! Lui è Zeno! –

Tutti avevano salutato Zeno con aria sospettosa tanto che questo emise solamente un timido:- Zzzzzz… Buondì!… Zzzzzzz… –

Milù aveva poi raccontato ai tre detective della notizia apparsa nelle edicole della città su una gattina canterina, cacciata da un inetto direttore d’orchestra per aver cantato un’aria d’opera.

Muzio poi, aveva riportato del suo strano incontro con Bumà la maga e la profezia sul ritrovamento della micia.

Alla fine erano tutti infervorati all’idea che sarebbe bastato davvero poco per ritrovare la giovane Alina.

Mamma Milù era stata da Zio Muzio, accompagnata da Zeno il zanzarone che le ronzava dietro e lì avevano incontrato anche il gatto rosso Mellom e Limone, il topo.

-Secondo gli elementi che abbiamo, Alina dovrebbe vivere in una casa della zona e probabilmente  in una famiglia che l’ha accolta bene – pensò ad alta voce zio Muzio.

Milù si sentì rincuorata.

– Certamente – proseguì Mellom corrugando un sopracciglio –  … E la notizia fa supporre che sia in  un gruppo familiare, dove uno o più di uno, ha a che fare con la musica: suona, canta o qualcosa di simile– concluse, mentre una goccia di sudore gli scendeva dal muso per il gran caldo.

Limone ascoltava attentamente, i suoi occhi erano tondi, tondi e fissi sugli interlocutori. Ogni tanto dalla bocca usciva la lingua, piccola e rosa, a dimostrazione del suo impegno e della  sua concentrazione nel seguire e meditare su quanto esposto. Chissà cosa stava macinando la sua testolina! Finchè diede un colpetto col gomito a zio Muzio ed esclamò: – Ho trovato! La gazza Cunegonda! Lei potrebbe esserci d’aiuto!-

– Come? Chi è la gazza Cunegonda? – chiese stupita mamma Milù seguita da un ronzio intenso di Zeno.

Gli altri tre, sapevano esattamente chi fosse, perché la gazza Cunegonda era stata più volte utilissima agli investigatori per la sua propensione a girare l’intera giornata per la città,  entrare nelle case, sapere tutto di tutti. E se ancora non fosse stata a conoscenza di qualcosa o di qualcuno… Beh! Lo avrebbe potuto sapere di lì a poco! Bastava ve ne fosse il “giusto motivo”.

… La gazza Cunegonda era stata più volte utilissima agli investigatori per la sua propensione a girare l’intera giornata per la città,  entrare nelle case, sapere tutto di tutti.

-So che ha fatto il nido col suo compagno, sull’albero più alto del Parco San Giacomo, in Borgo Roma – comunicò zio Muzio.

E’ vero, sembra abbia avuto da poco i suoi piccoli – confermò Mellom.

Allora – concluse Limone, – non ci resta che andare da lei, sperando che voglia aiutarci. Ma so io trovare il “giusto motivo”, per far sì che sia disponibile! –

Tutti lo guardarono con aria interrogativa ma Limone senza scomporsi, continuò in modo sicuro: – Non vi preoccupate! Ci penso io! –

Così, detto fatto, all’indomani prima dell’alba, i tre amici e investigatori, giunsero al Parco San Giacomo di Borgo Roma, dopo un lungo cammino. Quell’incantevole oasi di verde era ampia e ospitava numerose piante, alberi ed arbusti, sotto ai quali si stendeva un prato verde smeraldo. Sul far del giorno sembrava un luogo magico, dove le gocce di rugiada luccicavano ai primi raggi del sole e tutt’intorno si spandeva lieto il canto degli uccelli. Lungo il perimetro, vi erano alti condomini, sui quali spiccavano dritte in cielo molte antenne, ripetitori telefonici e wi-fi.

Cercarono, chiedendo informazioni ad un rospo che solo all’alba metteva fuori il muso dalla sua tana vicino lo stagno. Quello disse loro in modo sbrigativo:

– Ah!… La Gazza Cunegonda? … Vrrrrr…vrrrrr… Vive all’altro capo del parco, nel Grande Acero Riccio… Vrrrrr… Vrrrr… Buona giornata! Vrrrr….Vrrrrr… – e con un agile balzo saltò via fra i fili d’erba del prato.

 Le gazze ladre sono famose, oltre che per rubare gli oggetti luccicanti, anche perché fanno grandi scorte di cibo. In quell’estate torrida, la Nostra, preferiva la frutta fresca.

I tre amici andarono nella direzione indicata. Giunti sotto il Grande Acero Riccio la chiamarono per nome: – Cunegoooonda! … Cunegooonda! –

Uscì volando  dalla folta chioma, un grosso uccello che andò a posarsi sul ramo più basso. Il suo piumaggio era lucido, bianco e nero e il suo becco arcuato. Aveva un’aria elegante e, guardandoli dall’alto in basso, chiese loro, strascicando le parole:- Vi conossssco? –

– Non ancora-  disse Zio Muzio, – ma noi conosciamo te!-

Io sono Muzio, investigatore privato e loro sono i miei fidi collaboratori: Mellom e Limone!

-Per cossssa posso essssservi utile? – chiese la gazza sempre in modo sostenuto.

Vorremmo ci aiutassi a ritrovare una giovane gatta che si è persa tempo fa. – Muzio raccontò l’accaduto, mentre la gazza in modo severo e imperioso seguiva ogni parola. Alla fine, essa roteò il capo di novanta gradi. Poi ci pensò un po’ su e infine domandò:- E quale sssarebbe la “ giussssta motivasssione” per cui dovrei accettare? –

-Beh… aiutare una mamma a ritrovare la propria figliola… – disse Muzio un po’ sorpreso che la gazza non lo avesse ancora capito.

-Eccola! – rispose prontamente Limone, esibendo un voluminoso sacchetto di carta. Poi lo aprì e apparvero dei frutti succulenti.

Abbiamo portato per lei e i suoi piccoli, anguria e fragole dolci e fresche! –

Gazza Cunegonda compiaciuta, accettò l’affare… ops, scusate…l’incarico, di buon grado, pronta a mettersi al lavoro! ( Il racconto continua – tutti i diritti riservati)

…-Abbiamo portato per lei e i suoi piccoli, anguria e fragole dolci e fresche! – disse Limone…

Ventesima puntata della storia di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

TUTTA COLPA DI UN CESTINO DI DOLCI – VENTESIMO CAPITOLO

Dopo l’intervista Titti si sentiva soddisfatta: aveva potuto vedere coi suoi occhi la gatta canterina che di nome faceva Alina e sentirla cantar miagolando con le sue orecchie.               

Infatti, la padrona di casa coi suoi familiari avevano accolto lei e Vico in modo magnifico e con grande disponibilità. Avevano risposto a tutte le sue domande e dopo aver fatto delle bellissime foto, Vico aveva potuto anche realizzare con la sua videocamera di ultima generazione, uno splendido filmato mentre Alina, sopra il pianoforte e accompagnata da Nora, miagolava  un’aria d’opera.

…Vico aveva potuto anche realizzare con la sua videocamera di ultima generazione, uno splendido filmato mentre Alina, sopra il pianoforte e accompagnata da Nora, miagolava  un’aria d’opera...

– Questo è materiale che scotta! – disse Vico entusiasta, appena furono usciti dal palazzo in Piazza Bra. Il capo resterà sorpreso!-

-Mi sento felice come una scolaretta! Secondo me abbiamo fatto uno scoop!-

-Allora andiamo a festeggiare. Ti va se ti invito a cena? Ti porto a casa e passerò a riprenderti più tardi. Va bene?-

Titti era così contenta del pomeriggio che accettò con un grande sorriso.

-Allora passo per le otto  e andiamo sulle Torricelle!-

– Ottimo! C’è un panorama davvero stupendo da lì!

La zona delle Torricelle è la parte collinare a nord della città di Verona, in cui si possono trovare vari locali, ristoranti e pub con vista mozzafiato, frequentata da giovani e coppie in cerca di un posto tranquillo nel verde!

Le Torricelle – Verona

All’orario stabilito Vico era arrivato sotto casa di Titti puntuale come un orologio svizzero. Indossava dei pantaloni a righe sottili verticali, azzurre e  blu su sfondo chiaro e una camicia bianca di lino che metteva in risalto la sua carnagione scura e la sua bellezza. Suonò al campanello e dopo un minuto ecco arrivare Titti! Aveva i capelli raccolti in un morbido chignon e legati da un foulard celeste con disegnati dei delicati fiori bianchi e rosa. Il suo viso era raggiante ed emanava gioia di vivere. Il suo vestito era celeste, senza maniche, stretto in vita e largo sotto con dei bei volant e una cintura sottile in vita. Era bellissima! Il cuore di Vico ebbe una palpitazione forte ed improvvisa! Poi continua! Che stesse per avere un infarto?… Ma no, cari bambini! Era soltanto… Cotto, conquistato, stregato… Come avrete capito… INNAMORATO!!!  Lei si accorse di qualcosa e gli chiese:

– Va tutto bene?-

– Certamente! Sali pure !- E le aprì la portiera facendo finta di niente.

Arrivati, si sedettero ad un tavolo fuori nella terrazza panoramica. Erano seduti l’una di fronte all’altro. Quella sera suonavano famose canzoni, un violinista e un chitarrista. Era sull’imbrunire e  la candela sopra il loro tavolo illuminava sempre di più la notte. L’atmosfera era romantica; il cameriere aveva appena servito le pietanze.

Titti assaggiò: – Mmm buona questa carne salà con le verdurine crude! E’ un piatto estivo proprio adatto! Fresco e leggero!

-Anche il mio vitello tonnato è proprio fresco e saporito! – aggiunse Vico.

– Lo sai che oggi abbiamo lavorato proprio bene insieme? – disse Titti in modo felice e sincero.

– E’ vero! Ti sei relazionata bene e ti hanno presa subito in simpatia! Inoltre le tue domande erano pertinenti ed incalzanti. – Confermò Vico tenendo in mano il calice di Soave e sorseggiando.

– Tu non sei da meno, anzi! – Rispose Titti mentre le sue guance diventavano color porpora.

Lui la guardò intensamente negli occhi. Lei li abbassò.

In quel momento arrivò il cameriere con un cestino intrecciato di bambù col suo coperchio.

– Questi dolci e dolcetti sono offerti dalla casa col vino Recioto, adatto per i dessert!- Versò il vino in due coppe e se ne andò lasciandoli piacevolmente sorpresi.

Vico aprì il cestino sollevò il coperchio allungandosi verso il centro del tavolo.

Anche Titti si sporse in avanti verso il cestino per guardare che dolci ci fossero dentro.

 In quel momento i loro volti si sfiorarono e sentirono entrambi il proprio cuore battere all’impazzata! ( Il racconto continua – tutti i diritti riservati)

In quel momento i loro volti si sfiorarono e sentirono entrambi il proprio cuore battere all’impazzata!

Diciannovesima puntata della storia di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

CARO DIARIO – DICIANNOVESIMO CAPITOLO

Lunedì 11 luglio 2022 ore 15.30

Caro diario,

sono due notti che non riesco a dormire. Non capisco cosa stia succedendo.  Il giorno dopo il concerto in Villa Sigurtà è scoppiato il finimondo!      

La domenica mattina prima che mi alzassi per fare colazione, il telefono di casa ha preso a suonare, suonare e suonare!

 Bada bene, caro il mio diario, che io sono in vacanza e mi piace tanto rimanere a letto a girarmi e rigirarmi, finchè la mamma entra in camera, tira le tende e mentre i raggi del sole illuminano la mia faccia, viene a farmi le coccole.  

Adoro questo momento ! E’ il modo migliore per cominciare la giornata!   

    

…Mi piace tanto rimanere a letto a girarmi e a rigirarmi, finchè la mamma entra in camera, tira le tende e mentre i raggi del sole illuminano la mia faccia, viene a farmi le coccole…

E poi era domenica! Ma chi è che viene a rompere di domenica mattina???!!!

All’inizio la mamma non ha badato tanto allo squillo del telefono ma poi era così insistente che mi ha detto:- Amore, vado a rispondere! –

E da quel momento, io non ci ho capito più niente.

La mamma è tornata tutta agitata dicendo che una signora che scrive sul giornale voleva venire a casa nostra a farle delle domande, non ho capito bene, mi sembra sulla nostra gatta Alina. E invece di badare a me e farmi la colazione, la mamma ha cominciato a chiamare col suo cellulare tutti quelli che conosceva. Per primo il papà che stava tornando dal viaggio di lavoro. Poi le zie , i nonni, la tata e vari musicisti. La mamma si è dimenticata di me! Di-men-ti-ca-ta!!! Ufffff! Ma ti sembra possibile?????… Così sono andata in cucina da sola, ho preso il latte che era già sul tavolo e quello che sono riuscita a prendere nello scaffale basso: una fetta di pane e mezza porzione di marmellata!

Mentre ero seduta a tavola, vedevo la mamma passare avanti e indietro come se fosse un cane da tartufo che ha fiutato la sua pista e non la vuole mollare!!!

Nel pomeriggio è arrivata la tata che da baby-sitter si è trasformata in “donna delle pulizie” . Io le ho detto.- Giochi con me? – ma lei mi ha risposto:- Mi dispiace ma oggi sono qui per pulire casa. –

Pulire casa? Di domenica? Ma ti pare una cosa normale?… Ma non è finita qui.

La mamma ha chiamato la parrucchiera ( di domenica!) e le ha detto:- Lo so che di lunedì siete chiusi, ma abbiamo bisogno che ci sistemiate i capelli. Abbiamo una intervista importante e saremo fotografati per cui, la prego, domani mattina sia qui presto… Sì certo… Non si preoccupi… Pagherò lei e le sue assistenti profumatamente… – 

Così la mia testa ha cominciato a girare sempre di più. Mi sono alzata dalla sedia per tornare in camera mia ma, non so come, ho sbattuto contro il divano e sono caduta sul pavimento e click, il mondo è diventato tutto nero. Quando ho riaperto gli occhi ero stesa sul mio letto ed intorno a me c’erano tutti: mamma, papà, la tata, il medico, Alina e Din-Don. Mi hanno detto che a causa del colpo sono svenuta, ma niente di grave. Appena hanno visto che stavo meglio, di lì a poco, il medico se n’è andato, la tata ha ripreso le pulizie con la mamma che le diceva fitto, fitto, cosa fare e dove pulire. Alina è corsa fuori sul divano a giocare e Din-Don… Beh, lui è sempre nel mondo delle fate e ha continuato a dondolarsi sul suo trespolo come nulla fosse!!

Quando ho riaperto gli occhi ero stesa sul mio letto ed intorno a me c’erano tutti: mamma, papà, la tata, il medico, Alina e Din-Don. Mi hanno detto che a causa del colpo sono svenuta, ma niente di grave.

Solo il papà, da poco arrivato, è rimasto lì con me. Il mio cuore ha cominciato a battere più forte e io non stavo bene, ero troppo emozionata, tanto che lui mi ha preso in braccio ed io mi sono rifugiata nel suo petto caldo e poi, non so perché, ho pianto a lungo.

Hanno detto che era colpa della botta ma io invece mi sentivo triste perché sembrava che a casa stesse passando un uragano! Per fortuna c’era il papà lì con me in quel manicomio!

Solo il papà, da poco arrivato, è rimasto lì con me. Il mio cuore ha cominciato a battere più forte e io non stavo bene, ero troppo emozionata, tanto che lui mi ha preso in braccio ed io mi sono rifugiata nel suo petto caldo e poi, non so perché, ho pianto a lungo...

Stamattina alle sette, eravamo già alzati; abbiamo dovuto tutti farci il bagno e lavarci i capelli. Alle otto è arrivata la parrucchiera con due assistenti che hanno sistemato le teste di tutti: al papà hanno dato una spuntatina ai suoi bei ricci neri, a me hanno fatto due bellissime trecce con inseriti dei nastri bianchi; alla tata hanno tagliato un po’ i capelli, colorati leggermente di azzurro ed ora assomiglia a una di quelle gentildonne che si vedono ritratte nei quadri dell’ottocento! A mamma hanno fatto un’ acconciatura elegante. E’ bellissima!

Alina è stata lavata, pettinata e profumata; anche lei ha un bel nastro rosa legato intorno al collo con un bel fiocchetto!  

Din-don ha le piume lucenti e se la dorme, però gli hanno preso un giocattolino nuovo! Non contenta, la mamma ha voluto un gran mazzo di fiori bianchi in salone dove avverrà l’incontro e fiori dappertutto, anche in bagno! Ma cosa sta succedendo??!!

Alina è stata lavata, pettinata e profumata; anche lei ha un bel nastro rosa legato intorno al collo con un bel fiocchetto!  

Sembra che stia per arrivare il Presidente della Repubblica, invece deve solo venire una signora a farci delle domande; ma che domande poi??… Mah!…

 I grandi non li capisco proprio!

Adesso vado, la mamma mi chiama, stanno per arrivare! Ciaooo!

La tua  Ulrica

(Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-

 

 

Diciottesima puntata della storia di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

QUIRINO SCOIATTOLINO – DICIOTTESIMO CAPITOLO

Erano passati i mesi ed Alina si stava trasformando sempre più in una bellissima giovane gatta dal pelo lungo, folto, morbidissimo e dagli occhioni che apparivano sempre più azzurri. La sua voce si era irrobustita e le dava maggior soddisfazione miagolar cantando, le sue amate arie d’opera.

                            

Alina si stava trasformando sempre più in una bellissima giovane gatta dal pelo lungo, folto, morbidissimo e dagli occhioni sempre più azzurri.

Aveva dimenticato l’incidente accaduto a causa di quel fastidioso direttore d’orchestra e, più che mai, voleva un giorno diventare una vera artista. Si impegnava tantissimo, studiava ogni giorno insieme a Nora e alle cantanti che si alternavano in casa con le quali si esercitava. Nelle ultime settimane, Nora la prendeva in braccio e la posava sopra il pianoforte, quando in casa non c’era nessun altro, per darle lezione. Vi rendete conto bambini? Nora pensava, in gran segreto, che Alina potesse avere un futuro nella musica e insieme passavano ore a studiare brani d’opera. Alina ormai ne conosceva diversi e li miagolava con grande abilità e immensa passione tanto che, Nora stessa, si commuoveva a sentirla.

Quel giorno si teneva il tradizionale concerto estivo in Villa Sigurtà. Era una festa privata organizzata dalla famiglia proprietaria del parco, i conti Sigurtà per l’appunto, con uomini importanti, insieme alle loro consorti; una trentina di persone in tutto. Un meeting molto esclusivo come lo era l‘esibizione musicale a cui partecipavano solo artisti di primo livello.

Da Verona erano partite a bordo di una BMW nera, Nora con Alina, insieme ad altri tre: il contrabbassista, il violoncellista e la violinista. Alina se ne stava tranquilla nella sua comoda cesta con un bel fiocco bianco e dorato al collo ed era allegra.- Che bello! Si va in gita! – pensava.

Dopo circa mezz’ora di strada arrivarono e furono accolti dal segretario personale del conte, un uomo sulla cinquantina che parlava lentamente, con voce bassa e con una marcata erre francese : – BuongioRno madame et messieurs! Ben aRRivati nella dimoRa dei Conti Sigurtà! Potete veniRe da questa paRte! –  Indicò una stanza attigua al grande salone delle feste, in cui c’erano affreschi meravigliosi che impreziosivano le pareti ed il soffitto dove erano dipinte donne che danzavano in cerchio nella natura; giovinetti ed angeli; pavoni e fiori leggiadri. Alina rimase incantata ad ammirarli.

                                                                

Quel giorno si teneva il tradizionale concerto estivo in Villa Sigurtà…

I musicisti misero le loro cose nella saletta e uscirono in giardino dove era stata predisposta appositamente un’ampia pedana per il concerto. Sopra si trovava già un bellissimo pianoforte bianco. Furono sistemati gli altri  strumenti e di lì a poco cominciarono a provare i vari brani. Alina rimase conquistata dalle note melodiose che si spandevano intorno; erano solo le tre del pomeriggio e il concerto sarebbe cominciato verso le sei. Il quartetto suonava le musiche di Mozarth, Vivaldi, Beethoven, mentre la piccola Alina, incuriosita e attratta da ogni angolo di quel meraviglioso giardino si mise ad esplorare. Annusava l’odore delle piante e zampettava sull’erba fresca e soffice quasi danzando; inseguiva il volo delle farfalle e si dilettava al canto degli uccellini. I fiori erano ovunque e lei si beava del profumo delicato delle rose rampicanti arancio-rosa che adornavano gli archi. Questi conducevano in una zona più distante e lontana della Villa.

La musica ora, si sentiva in lontananza; ad un tratto il suo sguardo si posò su di  una radura dove sorgevano alberi secolari, alti e immensi. Lì si sentiva forte il canto degli uccelli ed Alina si sdraiò a pancia in sù, sotto una grande quercia con gli occhi socchiusi tra le pratoline e si mise a canticchiare seguendo il cinguettio. All’improvviso sentì un rumore come uno scalpiccio. Tacque e si guardò intorno… Nessuno. Poggiò ancora la testa sull’erba e ascoltò felice il canto delle cicale. Di nuovo, udì quel rumore indistinto. Si alzò ritta sulle zampe e guardò in alto fra i rami. -C’è qualcuno?- chiese, pronunciando le parole con calma e con un certo timore. Si sentì un fruscio che proveniva sempre dallo stesso posto sulla quercia. Poi comparve un musetto, poi un altro e un altro ancora. Sei occhietti curiosi e vivaci la stavano fissando. Alina rimase un attimo incerta poi disse:   

– Buongiorno, io sono Alina. Spero di non avervi disturbato! –

Si videro allora, tre furetti scendere velocemente, di corsa, saltando da un ramo all’altro… In un batter d’occhio erano in piedi, di fronte alla nostra amica.

-Io sono Quirino scoiattolino, lui è mio fratello Quartino e lei mia sorella Questella.-

I tre scoiattolini erano disposti dal più grande, alla più piccola. Avevano tutti il pelo marroncino che dava sul rosso e una coda voluminosa che superava la loro altezza. Sul petto di Questella compariva una macchia bianca che le conferiva un’aria delicata, mentre i due maschietti avevano una chiazza chiara sull’estremità della coda sinuosa come la punta di un pennello. Le loro orecchie si muovevano ed erano graziose con tanti peletti dritti ed intrecciati.

I tre scoiattolini erano disposti dal più grande, alla più piccola. Avevano tutti il pelo marroncino che dava sul rosso e una coda voluminosa

 – Ciao! Io sono Alina! Felice di conoscervi! –

Con aria amichevole Quirino domandò:- Sei forestiera vero? Non ti abbiamo mai vista qui!–

-Sì! Sono venuta con la mia amica umana per fare un concerto. Vengo da Verona città.  –

Così fecero amicizia e giocarono insieme sul prato e sugli alberi a nascondino, ad acchiapparella, divertendosi un sacco!   

Era bello stare in compagnia nella natura! Alina respirava a pieni polmoni quel momento tanto gioioso!          

Intanto si era fatta l’ora. Erano giunti tutti gli invitati e, all’atteso ingresso dei padroni di casa, i Conti Sigurtà, gli ospiti presero posto. Lo spettacolo ebbe così inizio. – Che belle queste musiche! – Disse Quirino.

-Oh sì! Fanno sognare!- aggiunsero Quartino e Questella all’unisono.

Il cuore di Alina traboccava di felicità.

Insieme ai suoi nuovi amici rimase ad ascoltare, mentre la luna faceva capolino nel cielo. (Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-

Sedicesima puntata di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

VICO FOTOREPORTER DEL PORTORICO – SEDICESIMO CAPITOLO

In redazione, tutti cercavano affannosamente qualche bella notizia da pubblicare ma gli avvenimenti degli ultimi giorni  erano abbastanza comuni, niente di particolare. In quel momento entrò Titti con aria concitata e si sedette al tavolo delle riunioni. Respirò a fondo ed alzò la mano. Il capo redattore le diede la parola: – La notizia che ho da darvi ha davvero dell’incredibile! C’è una gattina che miagola arie d’opera! – Qualcuno si mise a sghignazzare sotto i baffi, qualcun altro guardò Titti con aria compassionevole.  Vico invece, il fotoreporter, reputò la notizia stimolante e disse: – Questo fatto, potrebbe risultare curioso ed avvincente! – Quando lui parlava, tutti lo ascoltavano. Era stato in missione in Afghanistan come inviato di  guerra  ottenendo al suo rientro vari riconoscimenti prestigiosi. Originario del Portorico, parlava perfettamente l’inglese, lo spagnolo e l’italiano anche se aveva una leggera inflessione ispanica, essendo lo spagnolo la sua lingua madre.

Vico… era stato in missione in Afghanistan come inviato di  guerra  ottenendo al suo rientro vari riconoscimenti prestigiosi.

Continuò:-  Titti, hai rintracciato di chi è questa bestiola? – Gli occhi di tutti erano puntati sulla ragazza – Sì, ma ancora non sono riuscita a contattarli … – disse. Dopo una breve conversazione sul numero in uscita, fu deciso che la notizia sarebbe stata pubblicata sulla pagina della cronaca  per testare  la reazione dei lettori. Intanto Titti avrebbe seguito la sua pista per conoscere esattamente la situazione della gattina e della famiglia con cui stava; successivamente avrebbe fatto uscire un secondo articolo completo! Finito l’incontro, Titti uscì dalla sala riunioni e andò alla sua postazione; Vico la affiancò e le disse:- Molto interessante la tua storia! Se vuoi, quando sarà il momento, verrò con te e faremo un servizio fotografico completo! –

Titti uscì dalla sala riunioni e andò alla sua postazione; Vico la affiancò e le disse:- Molto interessante la tua storia! Se vuoi, quando sarà il momento, verrò con te e faremo un servizio fotografico completo! –

La giovane ne fu lusingata e rispose: – Mi sembra un’ottima idea ma prima devo riuscire a contattare la famiglia dove vive la gattina. Intanto pubblichiamo la notizia in breve ed entro i prossimi quindici giorni spero di fare l’intervista! Adesso mi attacco al telefono per rintracciarli. Poi ti farò sapere!- -D’accordo! Tienimi informato! – rispose Vico e se ne andò in ufficio  riprendendo il suo lavoro. Vico era un bell’uomo di quasi quarant’anni, alto e moro, segretamente innamorato di quella giovane donna dal temperamento forte e ambizioso ed era felice di poter collaborare con lei. La settimana stessa nella rivista cartacea e on-line ” Verona comunica” fra le più lette in città, uscì il seguente trafiletto di cronaca:

” Stupore in platea al Teatro Filarmonico.

Gatta canta aria d’opera.

Ma il direttore non ci sta !    

   

A Verona, durante la prova generale del Nabucco, una gattina è salita sul pianoforte e si è messa a miagolare un’aria dell’opera lasciando a bocca aperta i presenti. Solo il direttore dorchestra si è dimostrato ostile, cacciando via la canterina, subito soccorsa da alcune persone. Approfondimenti in una prossima edizione della rivista. –

La settimana stessa nella rivista cartacea e on-line ” Verona comunica” fra le più lette in città, uscì il … trafiletto di cronaca: che raccontava della gattina canterina…

L’articolo venne letto con curiosità da moltissime persone e giunse inaspettatamente all’attenzione di un personaggio molto importante… (Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-

 

 

🎶La canzone di Alina canterina🎸 🎤 Alina’s song 🎵

Cari amici,

Alina ha ora la sua canzone! Fiocco rosa in casa di Crescita e Didattica! 🎀 Questa song è stata pensata per tutti voi bambini che potrete cantare e muovervi al ritmo del rock! 🤟🏽 Non solo, ma anche per quelli che stanno imparando l’alfabeto e cominciano con la vocale A , appunto la A di Alina!

Vai col ritmo della canzone di Alina! Alina’s Song!

Qui sotto potete trovare sia il video con la canzone, sia la partitura con le note e gli accordi per suonarla ( immagino che qualcuno di voi suoni uno strumento), oppure possono essere utili per gli insegnanti, genitori ed educatori che vogliano proporvi o condividere con voi questo delizioso momento in musica! Divertitevi a cantare e a ballare questa bella canzone rock che ci porta nell’ incantevole mondo di Alina e dei suoi simpatici amici! Giusta per noi che amiamo le chitarre elettriche e il ritmooooo!🎸🎸🎸

Un abbraccio dalla vostra Maestra Mariachiara 🎀

Canta anche tu con Alina!

Quindicesima puntata della storia di “Alina canterina!

Cari bambini, vi piace la lettura di Alina canterina? E a voi adulti? Allora eccoci pronti per la successiva puntata. Una vera … Festa! 🎉🎉🎉

So che diversi di voi sono già in villeggiatura e quindi buona lettura e Buone vacanze !

Un abbraccio dalla Maestra Mariachiara 💘

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

FESTONE BIRBONE – QUINDICESIMO CAPITOLO

Alina era sul tappeto che si stiracchiava mentre Ulrica l’accarezzava sul pancino  e Din-Don sbatacchiava le ali agitato da sopra il trespolo; i genitori erano fuori a far spese e la tata stava preparando la cena. Ulrica rideva e Alina si sentiva felice mentre faceva le fusa alla sua amica che era davvero insuperabile nel farle le coccole! Alina si era molto affezionata a lei anche se il pensiero della mamma e dei fratelli la accompagnava sempre.

Ulrica era davvero insuperabile nel farle le coccole! Alina si era molto affezionata a lei.

La bambina si alzò tirando la tenda e guardò fuori: – Cos’è questa confusione?- disse uscendo sul balcone. Si sentiva un miagolio forte e continuo che ogni tanto cessava per poi ricominciare da capo.

– Alinaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa- diceva quel miagolio, – esciiiiiiiiiiiiiiiii …

Delle due, solo Alina lo capiva e così uscì anche lei sul terrazzo e vide sull’altro balcone Plato che, da dietro la ringhiera la chiamava. Anche Ulrica vide quel bel gattone soriano che miagolava e rivolgendosi ad Alina esclamò:- Guarda Alina, è il tuo amico, forse si annoia a stare lì tutto solo e vuole compagnia! –

In quel momento si udì dal tetto un altro miagolio. Era un miagolamento tutto sconclusionato, quasi un grido che poi si trasformava in un lamento rauco. C’era un gatto che barcollava sopra il tetto della casa di Plato e camminava incespicando sui coppi marroni. –Plato che fai ?… Hic… – diceva in gattese, – Sei tu che chiami ?… Hic…Hic… Eee chi-chi … è questa Alina?… Amiiico mio…Hic!  Di-di-didimmmmi … tutto a mme! –

– Oh no! – pensò Plato portandosi una zampa sulla testa con aria seccata,

 – Proprio adesso doveva arrivare! – pronunciò a bassa voce tra sé e sè.

Alina incuriosita osservava lo strano tipo che incurante continuava a ondeggiare di qua e di là rischiando di piombare giù dal palazzo. Anche Ulrica era rimasta con gli occhi spalancati e la bocca aperta nel vedere quello strano personaggio che ondeggiava, traballava, emettendo miagolii impressionanti!

A dispetto delle sue continue oscillazioni lo strambo gatto  con due balzi ben assestati e un terzo un po’ incerto, piombò sul terrazzo del suo amico Plato e con gli occhi lucidi e il naso che gli colava continuò a miagolare come prima. Plato arretrò quasi a volersi ritirare in casa ma poi pensò che non avrebbe fatto una bella figura con la sua amata Alina e quindi si decise ed intervenne.

– Buongiorno amico! Non mi sembra che tu stia molto bene! Cosa ti è successo? –

Quell’altro gli rispose mentre continuava a ciondolare di qua e di là. Sembrava che stesse ballando una tarantella. Il suo alito puzzava e il pelo arancione e macchie bianche e grigie era tutto arruffato e sporco.

... lo strano tipo… incurante continuava a ondeggiare di qua e di là rischiando di piombare giù dal palazzo

– Sto bene invece!- Gli rispose quello indispettito! – Sono stato, hic… a ballare, hic…e a divertirmi tutta la notte, hic… e volevo andare a casa. Poi ti ho sentito, hic…chiamare… hic… con insistenza questa Alina! Parliamo di Gatte amico mio?… Eh?… Lo sai, hic…che posso darti tutti i consigli che vuoi!… Hic! Me ne intendo io! – E dopo l’ultima battuta stramazzò sul pavimento. Plato si spaventò e rimase immobile a fissarlo. Fu allora che Alina per aiutare Plato a soccorrerlo, con due balzi saltò sul cornicione della casa  e camminò in bilico fino al limite; poi con altri due balzi arditi, riuscì a raggiungere il balcone di Plato. Ulrica, impaurita era andata a chiamare la tata che vedendo Alina nel terrazzo dell’altra casa, corse con la bambina a suonare alla porta del caseggiato adiacente per poter riprendere la gattina.

Intanto il tipo strambo si era ridestato e vide Alina quasi come in un sogno. La intravide doppia, tripla… ora sbiadita, poi perfettamente definita.

Intanto Plato aveva preso una vecchia spugna bagnata, l’aveva strizzata e messa sulla fronte al poveretto.

       – Ma chi è costui? – aveva chiesto Alina a Plato ma egli non riuscì a proferir             parola perché  l’altro sollevando la testa rispose pronto:

– Io sono Festone gatto birbone! Hic!-  e dopo aver consumato le ultime energie che gli restavano,  sbattè il capo sul pavimento e piombò in un sonno profondo.

Allora Plato disse  :- Mi dispiace Alina! Non è uno spettacolo per gatte gentili come te!- Alina abbassò gli occhi e sentì un brivido sullo stomaco. Quel gatto era proprio gentile e davvero carino!

Intanto Ulrica e la tata erano giunte sul posto e stavano spiegando ai padroni di casa l’accaduto. Poi la bambina prese in braccio Alina salutò  tutti e con la tata si avviarono verso casa mentre la nostra piccola eroina guardava trasognata il suo amico Plato. (Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-

Quattordicesima puntata della storia di “Alina canterina” 🌞🐾🍀

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

BUMA’ MAGA DI PIAZZA BRA – QUATTORDICESIMO CAPITOLO

Zio Muzio e il fido Mellom avevano setacciato gran parte dei palazzi  che davano su Piazza Bra, ma di Alina neppure l’ombra. Muzio era appostato quel giorno in una galleria sotto gli archi dei palazzi del Liston, che dava su negozi di abbigliamento e una gioielleria, perché gli era giunta voce da fonti sicure che in quella zona avrebbe incontrato qualcuno in grado di aiutarlo nel ritrovamento di Alina. Era tutto solo poichè Mellom era impegnato a prestare soccorso ad un vecchio gatto spelacchiato che travolto da un tizio in monopattino, rischiava di essere più di là, che di qua.

Muzio fermo da quasi un’ora dietro una colonna osservava gente andare e venire. Qualcuno si era pure fermato a guardarlo e una donna avrebbe voluto accarezzarlo ma lui aveva soffiato verso di lei con un verso malefico. Non voleva che un umano lo toccasse. Andava fiero della sua cravatta grigia con una righina gialla e del suo cappello… ma soprattutto era in incognito e non doveva dare nell’occhio.

Muzio fermo da quasi un’ora dietro una colonna osservava gente andare e venire...

 Mentre era lì che pensava a questo, si aprì  dietro di lui una porta a vetrata e si accesero le luci all’interno. Muzio guardava incuriosito la porta spalancata aspettandosi di veder uscire qualcuno però non si vedeva anima viva.          Stava quasi  per girare l’angolo ed andarsene, quando udì una voce bisbigliare:- Vienii… Entraa…- Si voltò. La gente continuava a passare. Non vide nessuno che parlasse. Sentì di nuovo: – Entraa… Vienii… da questa partee…– La porta che si era aperta sembrava avere voce! Era stata la porta a parlargli? Muzio rimase un attimo senza fiato. Poi spinto da una forza misteriosa cominciò ad incamminarsi verso l’ingresso. Una lunga scala si snodava verso il basso e Muzio scendeva i gradini larghi e marmorei. Alle pareti della gradinata vi erano applique di cristallo riccamente decorate e sfavillanti.

Muzio guardava incuriosito la porta spalancata aspettandosi di veder uscire qualcuno però non si vedeva anima viva.

-Sii… di quaa… – continuava la voce. Man, mano che proseguiva la discesa, si accorse che l’illuminazione cominciava a scarseggiare  di più, sempre di più, finchè giunse al termine. Ma dov’era finito? Girò la testa con aria sospetta e scorse a tre metri da lui, nella quasi oscurità una porticina, bassa e misteriosa. C’erano disegnate delle strane figure ma si vedeva poco e non riuscì a capire cosa fossero. La voce di prima bisbigliò insistentemente: – Di qui… di quaaa…– Lui varcò la porta e la voce disse con veemenza:  – Eccoti da Bumà! – All’improvviso nell’antro buio ci fu come uno scoppio di fuochi che fecero scintille azzurre e arancioni per poi rivelare nel fondo una strana figura seduta dietro ad un tavolino di legno antico, basso ed impolverato. Muzio sussultò:  – Che accidenti è? … Chi sei? Cosa vuoi da me?- Mentre diceva queste parole la strana figura si mosse lentamente ma senza rivelarsi. La testa era rivolta verso il basso e non si scorgeva la faccia; un fazzoletto giallo con disegni neri ricopriva il capo. L’abito color dell’oro che indossava era arricciato intorno al collo e  scendeva a maniche larghe che si stringevano sui polsi sbocciando in merletti che ricoprivano parte delle mani lunghe e  ossute. Muzio pensò che quello  sembrava un tipico abito femminile che veniva usato dagli attori a teatro ma non ne era sicuro. Avvicinandosi per osservare meglio il misterioso individuo, il detective ebbe un sussulto. Cosa teneva tra le mani? … Era un oggetto rotondo e rilucente che emetteva di tanto in tanto degli strani bagliori. Si avvicinò e chiese non senza un brivido :- Chi sei? Sei tu che mi hai chiamato e condotto qui? – La losca figura annuì senza proferire parola. Poi alzò le braccia in alto e  con voce grave e rauca recitò una strana formula:

– Se alla stella vuoi arrivare,

 fin al ciel dovrai tornare,

all’altare salirà,

del grande spettacolo che avverrà!

 Salabim! Saladam!

Parola della grande Bumà

Maga di Piazza Bra! –

Mentre proferiva queste frasi, la sfera di cristallo che aveva tra le mani emise  di nuovo quegli strani bagliori ma stavolta più intensi e luccicanti. La stanza per un momento sembrò illuminarsi di fiammelle che si muovevano in aria come se stessero danzando per poi terminare con degli scoppiettii le loro rivoluzioni fino a spegnersi toccando il suolo. Muzio sbigottito rimase completamente al buio. La voce proseguì :- Ora và! E tieni a mente la profezia che hai appena udito!-

… Parola della Grande Bumà, maga di Piazza Bra!

Zio Muzio sbattè le palpebre e si ritrovò fuori all’aperto sotto l’arcata, dietro la colonna in cui vi erano vari negozi e passava gente. Si era messo a piovere. Muzio sentiva freddo. Si chiese se il suo fosse stato solo un sogno ma al solo pensiero di ciò, ogni parola sentita era così vivida in lui da non avere dubbi: aveva avuto un incontro diretto con Bumà la più potente e temuta maga che viveva a Verona in qualche antro sconosciuto di Piazza Bra. (Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-

Tredicesima puntata di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

TITTI GIORNALISTA PUBBLICISTA – TREDICESIMO CAPITOLO

La notizia dell’ irascibile direttore e della gattina che miagolava l’aria d’opera, balzò di bocca in bocca per tutta la città. Ne parlavano le signore dal parrucchiere e i signori dal barbiere, finchè giunse alle orecchie di Titti. Titti era una giovane di ventiquattro anni che fin da piccola aveva la passione per tutte le notizie ed i pettegolezzi anche perché la nonna milanese le raccontava “speteguless” in gran quantità e lei era cresciuta con una fame insaziabile di ogni tipo di gossip, per questo era diventata la na giornalista pubblicista.

Titti era una giovane di circa ventiquattro anni che fin da piccola aveva la passione per tutte le notizie ed i pettegolezzi…

Ogni notizia, piccola e granden. era per lei cibo quotidiano, soprattutto le cose più divertenti e strane. Questa della gattina che canta arie d’opera, le appariva davvero bizzarra ma molto interessante! Così decise di approfondire la questione . Andò dal parrucchiere da cui la zia materna aveva sentito la notizia, per saperne di più. Costui era anche il parrucchiere della signora Nora infatti le acconciava i capelli per i concerti. Titti arrivò da lui fingendosi una cliente come tutte le altre.

– Buongiorno, ho prenotato per un taglio e una messa in piega – disse entrando nel salone.

-Buongiorno signorina, si accomodi pure, tra un attimo sarò da lei-.

Il parrucchiere era un uomo di trentotto anni, moro e con la barba. Le sue mani tagliavano in modo preciso ed impeccabile i capelli bruni di una bella signora con la quale colloquiava amabilmente. –Ha sentito di quel fatto accaduto ieri al Teatro filarmonico? No? Allora deve assolutamente saperlo! Pensi che una mia cliente, suona nell’orchestra e me l’ ha raccontato ! –

Davvero? – rispose la signora.

Eh sì! Mentre stavano facendo una pausa a causa di un direttore dal caratteraccio davvero impossibile, la gattina in questione è andata sopra il pianoforte e ha cominciato a miagolare un’aria dell’opera. Tutti sono rimasti estasiati ma il direttore, che il signore se lo porti, villano e burbero, l’ha voluta cacciare. Pensi che per colpa sua, la piccola padroncina ha pianto per ore! –    

Il parrucchiere raccontava alla signora ciò che era accaduto al Teatro Filarmonico: una gattina canterina cacciata dal direttore!

                                                      La signora meravigliata esclamò:

Ma dice sul serio? Una gatta che conosce le canzoni d’opera?… Ma non ci posso credere! –

Eppure la mia fonte è attendibilissima! – rispose il parrucchiere.

– Ehm , mi scusi, ho sentito quello che ha appena riferito! Trovo che sia una notizia incredibile! Un gatto che sa cantare!  Io però le credo!  Continui, continui pure! – Così dicendo, Titti avviò il discorso con l’uomo il quale non si lasciò perdere l’occasione di spettegolare! Così la signorina Titti seppe il nome e l’indirizzo della signora Nora. Appena uscita dal salone, con la sua bella chioma perfetta, cercò su Google e trovò il numero di telefono. Così tutta eccitata e ancora incredula, lo compose nella speranza di poter fare uno scoop ! Ma nessuno rispose. Erano tutti fuori casa.

Nella dimora c’era Alina che stava acciambellata sul divano e Din-Don sul trespolo tranquillo. Ogni tanto era come se si risvegliasse da un sonno profondo. Sbatteva gli occhi e fischiava un motivetto. Alina lo guardava e rideva ignara di ciò che stava succedendo… (Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-

Alina e Din Don erano in casa tranquilli.

Dodicesima puntata di Alina canterina

Cari amici, eccomi qui con la dodicesima puntata di Alina canterina! In questo periodo sono molto occupata e quindi sono soddisfatta di essere riuscita a pubblicare. Nel nuovo capitolo ci sarà una situazione… davvero imbarazzante! Volete scoprire qual è?… Sì? …

Allora buona lettura! Un abbraccio dalla vostra

Maestra Mariachiara 🌈🌞🌹🎶🍀

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

SONDILE DIRETTORE OSTILE – DODICESIMO CAPITOLO

Da qualche giorno c’era trambusto in casa, una specie di agitazione generale. Si avvicinava la data della prima di un’opera importante e Nora era spesso a fare le prove con l’orchestra. Aveva promesso alla sua bambina che quel giorno l’avrebbe portata con sé in teatro alla prova generale e quindi erano tutti concitati. Il papà si era preso per l’occasione una giornata libera per stare con le sue “ragazze” come le chiamava lui. Ulrica era al settimo cielo e aveva scelto gli abiti con cura. Voleva portare anche Alina e la mamma le aveva risposto: – Certamente! Alina è il gatto più incline alla musica che io conosca! – E poi aveva aggiunto: – L’unico in verità! – E così, detto fatto, Alina si ritrovò lavata, profumata e infiocchettata di azzurro, colore in tinta con i pantaloni di Ulrica e il vestito della mamma. Nella tarda mattinata, uscirono di casa tutti e quattro allegri ed eccitati e giunsero ben presto al Teatro Filarmonico di Verona dove stavano entrando gli artisti: musicisti, cantanti, coristi e i vari addetti ai lavori.

Giunti all’interno del sontuoso edificio la mamma diede un bacio alla sua bimba e disse: – Godetevi il momento! – Poi si recò al pianoforte. Ulrica e il papà presero posto in un palco laterale, riservato esclusivamente a qualche stretto parente dei professori d’orchestra. Da lì, Ulrica poteva vedere la mamma che era nella fossa dei musicisti. In platea c’erano molti studenti dei vari licei ed istituti superiori che venivano ad assistere ad una fase così delicata che precede la Prima, accompagnati dai loro insegnanti.

 Alina in braccio ad Ulrica osservava ogni cosa : sul palco c’erano i cantanti e il coro, mentre sulla buca d’orchestra, posta tra il palcoscenico e la platea, i musicisti con il direttore. Quest’ultimo si sopraelevava su tutti, posto su di una pedana. Vestiva con una camicia bianca a larghe maniche e dei pantaloni neri. Era calvo con delle orecchie piccole, alto e magro. Il suo sguardo  accigliato e cupo incuteva timore. Con la mano destra teneva salda la bacchetta con cui dava il tempo e con la mano sinistra guidava i musicisti all’intensità dei suoni. Ad una prova generale, tutto dovrebbe procedere spedito… E invece no!

Con la mano destra teneva salda la bacchetta con cui dava il tempo …

Il direttore d’orchestra non era mai soddisfatto e fermava spesso l’esecuzione, tanto che i coristi si guardavano l’un l’altro perplessi, i cantanti lirici erano sul punto di lasciare il palco e i musicisti avevano il muso lungo. Anche gli studenti rumoreggiavano stanchi di quelle continue interruzioni. Allora il responsabile amministrativo disse a tutti di fare cinque minuti di pausa. Fu allora che Ulrica scese dalla mamma con Alina in braccio e accadde una cosa incredibile. Alina scappò dalle braccia di Ulrica con un salto e balzò sulla tastiera del pianoforte a coda provocando suoni forti e striduli. Poi con piccoli saltelli continuò a suonare. Lo sguardo di tutti era fisso su di lei. Con un agile slancio finì sul pianoforte nella parte laccata di nero sopra la tastiera e… iniziò a miagolare l’aria dell’opera che si stava provando. I presenti rimasero con un palmo di naso ad ascoltarla.

… iniziò a miagolare l’aria dell’opera…

L’interpretazione di Alina durò circa un minuto, finchè il direttore d’orchestra sbottò e disse: – Ma cos’è questa trovata? Siamo diventati fenomeni da baraccone? Portate via quel gatto! Cosa ci fa qui?– Subito due inservienti arrivarono con guanti neri e un sacco, pronti ad infilarvici dentro la povera Alina ma Nora fu più veloce, la prese e disse loro:- Lasciatela stare! Lei è Alina canterina! E’ la nostra gattina!-

-E io – disse quello– sono Sondile direttore ostile e non voglio più vedere quel brutto cosino peloso e puzzolente qui!

Ulrica e il papà indignati uscirono dal teatro con l’eroica canterina. Piangeva la bambina  e la gattina era come paralizzata. Il papà consolava sua figlia abbracciandola stretta, seduto sugli scalini fuori dall’ingresso e dicendole : – Ti voglio bene piccola mia! Quell’uomo è davvero detestabile! Su, su, non piangere tesoro!  –  ma nessuna parola poteva consolare in quel momento la tenera Ulrica che versava lacrime come un fiume in piena, singhiozzando!

Ulrica … versava lacrime come un fiume in piena singhiozzando!

Passavano di lì due poliziotti col loro cane e udirono il pianto sconsolato della piccina. Poi videro la gattina. Uno dei due riconobbe la famiglia che aveva adottato la micetta quel giorno al “Caffè degli artisti!”

Il cane si avvicinò alla gattina, lei lo osservò distrattamente, quindi lo guardò di nuovo e capì che era Orfugio il cane poliziotto che l’aveva aiutata quando era rimasta sola senza la mamma e i fratelli.

-Ciao gattina! Che succede?… Perché piange la bambina? –

Alina rispose:– Sondile direttore ostile! E’ lui che mi ha cacciata dal teatro! Ulrica mi vuole bene e piange per l’accaduto! –

Orfugio rimase in silenzio. Il papà di Ulrica stava spiegando l’accaduto ai poliziotti che lo invitarono in un bar a prendere una bibita, per calmare la bambina. (Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-