
Carissimi amici, bambine e bambini come avete trascorso la Santa Pasqua? Spero siate stati bene con i vostri cari, parenti e amici e che abbiate vissuto un tempo in cui ritrovare energia e pace interiore. Oggi continuiamo la storia di Alina. L’aspettavate? … Qualcuno mi ha scritto sollecitandomi, preoccupato che mi fossi dimenticata! Ma no! Eccoci qui alla scoperta delle nuove vicende dei nostri amici e di nuovi personaggi!
Un grande abbraccio dalla vostra Maestra Mariachiara đđđľđ
STORIA DI ALINA CANTERINA DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago
MUZIO INVESTIGATORE DâONORE â SESTO CAPITOLO
Mamma gatta coi suoi piccoli era arrivata davanti al portone dâingresso e sâera fermata appena dentro, accanto al muro, per contarli mentre passavano salendo la gradinata: – Uno, due, tre⌠e il quarto?… Dovâera finito?… – Câerano i tre maschietti⌠Mancava solo⌠Alina! Mamma gatta che di nome faceva MilĂš, accompagnò fino al quinto piano i suoi micetti.

La padrona di casa li fece entrare e loro andarono subito a bere dalle ciotole dellâacqua. â Voi state qui buoni e riposate. Io torno indietro a vedere dove è finita vostra sorella! â E con fare lesto, saltò velocemente giĂš dalla scala a due, tre gradini alla volta, finchè si ritrovò in strada. Mamma MilĂš era preoccupata e aveva il fiatone da quanto correva veloce per ripercorrere a ritroso tutta la via in cerca della sua gattina. Ma niente! In ogni angolo, in ogni cassonetto, in ogni viuzza, Alina non câera. Tornò anche al âCaffè degli Artistiâ: era pieno di gente che andava e veniva ma di Alina neppure lâombra. Allora pensò di andare allâ âUfficio Gatti smarritiâ dove lavorava zio Muzio. Questo era un gatto nero, un poâ spelacchiato con una cicatrice che gli chiudeva un occhio e lâaltro, verde smeraldo, affilato come una lama; aveva fatto una lotta furiosa con un doberman per difendere una vecchia gatta inerme e si vantava di averla spuntata contro quel molosso! Lâaria misteriosa che lo caratterizzava, incuteva timore a chiunque lo incontrasse per la prima volta ma in realtĂ zio Muzio era buono come il pane e aveva un cuore tenero come il burro. Faceva del suo lavoro una missione, un punto dâonore nel riportare ai propri cari, i gatti smarriti, soprattutto i cuccioli che piĂš facilmente degli altri, si perdevano.

MilĂš entrò affannata e affranta alla bettola e lo vide sotto la scala. Nel locale suonava una coinvolgente musica celtica un quartetto d’archi di gatti suonatori irlandesi che giravano l’Europa. Zio Muzio indossava un cappello scuro logoro a falda larga e gli scendeva dal collo una cravatta grigia con una righina gialla.
Sembrava arrabbiato e stava mollemente adagiato sul banco sopra cui campeggiava la targa in legno: âUfficio Gatti smarritiâ. A dispetto della cecitĂ da un occhio, zio Muzio era un investigatore bravo come pochi e mamma MilĂš lo sapeva. – Zio Muzio! Zio Muzio!- lo chiamò concitata. Zio Muzio la guardò preoccupato:- Mia cara MilĂš, che cosa succede?-
–Si è persa Alina stamane! Alla prima uscita coi miei piccoli! Sono disperata! – Zio Muzio si fece serio, serio e volle che le raccontasse tutti i fatti: dallâinizio alla fine e dalla fine allâinizio, soffermandosi su ogni particolare. Mamma gatta non aveva fatto un lungo tratto di strada, quindi tutto si era svolto tra lâantico caseggiato dove abitava MilĂš coi suoi piccoli e lâArena, fino al âCaffè degli Artistiâ. MilĂš era la figlia di sua sorella ed era sempre stata una brava micia, gentile e a modo. Avrebbe fatto di tutto per aiutarla!

Chiamò il suo fido compagno Mellom, un gatto tarchiato dalla voce bassa, roca e dagli occhi profondi e neri. La sua pelliccia era rossa con striature chiare e i baffetti aguzzi come spilli. Indossava una coppola in testa e teneva sul braccio una vecchia palandrana usurata. Il suo aspetto era severo.

Muzio gli spiegò lâaccaduto insieme a MilĂš e lui annuĂŹ con il capo. Infine, i due detective diedero istruzioni a MilĂš: – Torna a casa! Bada ai tuoi piccoli. Avvieremo subito unâindagine. Verremo noi da te e ti terremo aggiornata! – CosĂŹ dicendo uscirono di corsa dal loro Ufficio lasciando mamma gatta con la speranza di rivedere presto la sua figliola! (Il racconto continuaâŚ) -tutti i diritti riservati-