Ventisettesima puntata di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

NEGLI ANTICHI ACQUEDOTTI – VENTISETTESIMO CAPITOLO

Giglio il coniglio aveva condotto Alina mentre era svenuta, nella sua tana, che si trovava nei sotterranei dell’Arena. Da lì passavano gli antichi acquedotti romani, di cui ancora adesso vi sono i resti di condotte, collegate ad un pozzo centrale che anticamente prendeva l’acqua direttamente dal fiume Adige*.              

Giglio viveva in quel luogo con la famiglia da un po’ di tempo, poco prima che la sua fidanzata Aljssa, lo facesse diventare papà di tre bellissimi coniglietti, vispi e bianchi.       

  â€“ Ohi! Ohi! – si lamentò con un filo di voce Alina, cercando di aprire gli occhi.  

 Il ticchettìo delle gocce d’acqua che scendevano dai blocchi di pietra l’aveva svegliata. Vedeva sfuocato e le pulsava un forte dolore in testa.

Alzando leggermente il capo disse con voce flebile:- Dove sono capitata? – Ancora non riusciva a mettere a fuoco, ma s’accorse di essere in penombra.

-Ciao! Sono Giglio il coniglio! Ti ricordi di me?- Alina si sforzò di ricordare…  Era il suo angelo bianco? Ma dove si trovava? Il paradiso non doveva essere un luogo luminoso? Vedeva tutto buio e sentiva degli strani versi.       

Una scarica d’adrenalina la fece alzare di scatto come se avesse preso una scossa e si mise in posizione d’attacco. – SCCCSSSSSS –  soffiò forte verso il coniglio.

Questi prese un tale spavento che con un balzo si riparò dietro la parete rocciosa e borbottò forte: – E per fortuna che ti sei ripresa! Sono contento per te ma adesso non essere ingrata con chi ti ha aiutato!-                              

Alina, sentendo quelle parole, si ravvide e diventando più mansueta chiese:

– Davvero mi hai aiutata? Ma chi sei? Dove siamo qui?-  Giglio coniglio le narrò quanto era accaduto. Alina ascoltava.

Si sentì una tromba suonare. Poi un trombone. Poi un’intera sezione di fiati: -POROPOPOPOPOPOPOPO –  PIRIPIPI – PIRIPIPIPI – PIRIPIPIPI –

Giglio vide la faccia stupefatta di Alina e la rassicurò:- Non preoccuparti sei a casa mia, nei sotterranei dell’Arena di Verona. Qui non viene mai nessuno!

Di sopra stanno provando da giorni. E oggi in particolare, perché stasera si terrà un grande concerto. Io sono Giglio il coniglio, lei è la mia compagna Aljssa e loro sono i nostri tre figlioletti: Bric, Broc e Brac! –

I piccoli fecero un grazioso inchino e Alina ricambiò. Ora si ricordava: era stata condotta sull’albero da quella ipnotica, gazza, malefica. In sua completa balìa. Poi era diventato tutto buio. Aveva visto un angelo bianco, poi buio di nuovo; ed ora…  Eccolo lì, il suo angelo era quel coniglio dall’aria buffa e bonaria.

…. – Io sono Giglio il coniglio, lei è la mia compagna Aljssa e loro sono i nostri tre figlioletti: Bric, Broc e Brac! –

Dimmi… Da chi mi hai salvata? –

Ecco… – rispose Giglio il coniglio muovendo il capo – …da quattro tipi  biechi ed ostili che volevano prenderti: due gatti, un topo ed una gazza! Con uno stratagemma sono riuscito a farli scappare e ti ho portato in questo posto sicuro perché tu possa rimetterti! –

Mentre così diceva, il suono estasiante e dolce degli archi inondò tutto l’antro sotterraneo in cui si trovavano.

Alina dimenticò ogni cosa\ e cominciò a saltare e correre per andare a vedere chi fossero gli artefici di quelle note meravigliose. Era inseguita da Giglio che ansimando supplicava:- Non farti vedere da quelli! Ci scopriranno e faremo una brutta fine!  Ti prego! – Alina si fermò di botto e guardando Giglio tutto paonazzo e ansioso, disse:

-Tu rimani qui! Ti prometto che darò solo una sbirciatina senza farmi scoprire! – Così Giglio tornò dai suoi, pregando il cielo che nessuno vedesse la giovane gatta, mentre Alina, divenuta improvvisamente agile e leggera sulle ali della musica, salì senza alcuno sforzo, sui gradini che davano nella spettacolare platea dell’Arena di Verona. Era quasi il mezzogiorno e il sole sorrideva in cielo con grande lucentezza. Sul palco vi erano sfingi maestose e dorate tipiche dell’antico Egitto. Il cuore di Alina aveva i battiti accelerati.

Ebbe un mancamento. Quante volte aveva desiderato di trovarsi esattamente lì,  nel sacro tempio della musica, tra i grandi artisti ? Mentre si beava della sinfonia, inciampò su una pietra convessa e cadde sbattendo più e più volte i glutei su di essa. Si tappò la bocca per non far uscire il grido di dolore. Nessuno doveva sentirla né vederla.

Sul palco vi erano sfingi maestose e dorate tipiche dell’antico Egitto. Il cuore di Alina aveva i battiti accelerati.
Ebbe un mancamento. Quante volte aveva desiderato di trovarsi esattamente lì,  nel sacro tempio della musica, tra i grandi artisti ???…

In quel momento l’esecuzione terminò. I musicisti un po’ alla volta, si defilarono con un allegro chiacchiericcio mentre salivano sul palco e sulle gradinate a nord, i tecnici delle luci ed i cameraman della tv, che iniziarono le prove tecniche.   Infatti quell’evento sarebbe stato mandato in diretta TV, in mondovisione.

Gli occhi incantati di Alina si persero nelle bellissime e sontuose scenografie, dove lo sguardo solenne delle  sfingi e le sale di palazzo decorate da pittogrammi, la lasciarono senza fiato. Dalla fontana che era stata installata, zampillava lentamente l’acqua cristallina.                                             

Gli occhi incantati di Alina si persero nelle bellissime e sontuose scenografie, dove lo sguardo solenne delle  sfingi e le sale di palazzo decorate da pittogrammi, la lasciarono senza fiato.

 Arrivò sul palco poco dopo, un uomo alto e distinto cui tutti rivolgevano particolare attenzione. Impartiva comandi con voce profonda e bassa e si rigirava le mani soddisfatto con un ghigno sul volto.

Ad Alina quest’ultimo, fece un po’ impressione perchè le trasmetteva una certa inquietudine ma, essendo lei convalescente, pensò di essere particolarmente sensibile a tutto e così decise di non farci caso e di  tornarsene sotto da Giglio il coniglio. Quella sera, voleva assistere allo spettacolo senza dare nell’occhio. Così scelse un posticino nascosto e laterale al palcoscenico. Lì  gli spettatori non avrebbero potuto sedere. Doveva stare molto attenta però  a non farsi beccare da nessuno altrimenti avrebbe messo in pericolo la famiglia del suo amico.

Diciottesima puntata della storia di Alina canterina

STORIA DI ALINA CANTERINA, DEI SUOI SIMPATICI AMICI E DI UN SOGNO di M. Varago

QUIRINO SCOIATTOLINO – DICIOTTESIMO CAPITOLO

Erano passati i mesi ed Alina si stava trasformando sempre più in una bellissima giovane gatta dal pelo lungo, folto, morbidissimo e dagli occhioni che apparivano sempre più azzurri. La sua voce si era irrobustita e le dava maggior soddisfazione miagolar cantando, le sue amate arie d’opera.

                            

Alina si stava trasformando sempre più in una bellissima giovane gatta dal pelo lungo, folto, morbidissimo e dagli occhioni sempre più azzurri.

Aveva dimenticato l’incidente accaduto a causa di quel fastidioso direttore d’orchestra e, più che mai, voleva un giorno diventare una vera artista. Si impegnava tantissimo, studiava ogni giorno insieme a Nora e alle cantanti che si alternavano in casa con le quali si esercitava. Nelle ultime settimane, Nora la prendeva in braccio e la posava sopra il pianoforte, quando in casa non c’era nessun altro, per darle lezione. Vi rendete conto bambini? Nora pensava, in gran segreto, che Alina potesse avere un futuro nella musica e insieme passavano ore a studiare brani d’opera. Alina ormai ne conosceva diversi e li miagolava con grande abilità e immensa passione tanto che, Nora stessa, si commuoveva a sentirla.

Quel giorno si teneva il tradizionale concerto estivo in Villa Sigurtà. Era una festa privata organizzata dalla famiglia proprietaria del parco, i conti Sigurtà per l’appunto, con uomini importanti, insieme alle loro consorti; una trentina di persone in tutto. Un meeting molto esclusivo come lo era l‘esibizione musicale a cui partecipavano solo artisti di primo livello.

Da Verona erano partite a bordo di una BMW nera, Nora con Alina, insieme ad altri tre: il contrabbassista, il violoncellista e la violinista. Alina se ne stava tranquilla nella sua comoda cesta con un bel fiocco bianco e dorato al collo ed era allegra.- Che bello! Si va in gita! – pensava.

Dopo circa mezz’ora di strada arrivarono e furono accolti dal segretario personale del conte, un uomo sulla cinquantina che parlava lentamente, con voce bassa e con una marcata erre francese : – BuongioRno madame et messieurs! Ben aRRivati nella dimoRa dei Conti Sigurtà! Potete veniRe da questa paRte! –  Indicò una stanza attigua al grande salone delle feste, in cui c’erano affreschi meravigliosi che impreziosivano le pareti ed il soffitto dove erano dipinte donne che danzavano in cerchio nella natura; giovinetti ed angeli; pavoni e fiori leggiadri. Alina rimase incantata ad ammirarli.

                                                                

Quel giorno si teneva il tradizionale concerto estivo in Villa Sigurtà…

I musicisti misero le loro cose nella saletta e uscirono in giardino dove era stata predisposta appositamente un’ampia pedana per il concerto. Sopra si trovava già un bellissimo pianoforte bianco. Furono sistemati gli altri  strumenti e di lì a poco cominciarono a provare i vari brani. Alina rimase conquistata dalle note melodiose che si spandevano intorno; erano solo le tre del pomeriggio e il concerto sarebbe cominciato verso le sei. Il quartetto suonava le musiche di Mozarth, Vivaldi, Beethoven, mentre la piccola Alina, incuriosita e attratta da ogni angolo di quel meraviglioso giardino si mise ad esplorare. Annusava l’odore delle piante e zampettava sull’erba fresca e soffice quasi danzando; inseguiva il volo delle farfalle e si dilettava al canto degli uccellini. I fiori erano ovunque e lei si beava del profumo delicato delle rose rampicanti arancio-rosa che adornavano gli archi. Questi conducevano in una zona più distante e lontana della Villa.

La musica ora, si sentiva in lontananza; ad un tratto il suo sguardo si posò su di  una radura dove sorgevano alberi secolari, alti e immensi. Lì si sentiva forte il canto degli uccelli ed Alina si sdraiò a pancia in sù, sotto una grande quercia con gli occhi socchiusi tra le pratoline e si mise a canticchiare seguendo il cinguettio. All’improvviso sentì un rumore come uno scalpiccio. Tacque e si guardò intorno… Nessuno. Poggiò ancora la testa sull’erba e ascoltò felice il canto delle cicale. Di nuovo, udì quel rumore indistinto. Si alzò ritta sulle zampe e guardò in alto fra i rami. -C’è qualcuno?- chiese, pronunciando le parole con calma e con un certo timore. Si sentì un fruscio che proveniva sempre dallo stesso posto sulla quercia. Poi comparve un musetto, poi un altro e un altro ancora. Sei occhietti curiosi e vivaci la stavano fissando. Alina rimase un attimo incerta poi disse:   

– Buongiorno, io sono Alina. Spero di non avervi disturbato! –

Si videro allora, tre furetti scendere velocemente, di corsa, saltando da un ramo all’altro… In un batter d’occhio erano in piedi, di fronte alla nostra amica.

-Io sono Quirino scoiattolino, lui è mio fratello Quartino e lei mia sorella Questella.-

I tre scoiattolini erano disposti dal più grande, alla più piccola. Avevano tutti il pelo marroncino che dava sul rosso e una coda voluminosa che superava la loro altezza. Sul petto di Questella compariva una macchia bianca che le conferiva un’aria delicata, mentre i due maschietti avevano una chiazza chiara sull’estremità della coda sinuosa come la punta di un pennello. Le loro orecchie si muovevano ed erano graziose con tanti peletti dritti ed intrecciati.

I tre scoiattolini erano disposti dal più grande, alla più piccola. Avevano tutti il pelo marroncino che dava sul rosso e una coda voluminosa

 â€“ Ciao! Io sono Alina! Felice di conoscervi! –

Con aria amichevole Quirino domandò:- Sei forestiera vero? Non ti abbiamo mai vista qui!–

-Sì! Sono venuta con la mia amica umana per fare un concerto. Vengo da Verona città.  –

Così fecero amicizia e giocarono insieme sul prato e sugli alberi a nascondino, ad acchiapparella, divertendosi un sacco!   

Era bello stare in compagnia nella natura! Alina respirava a pieni polmoni quel momento tanto gioioso!          

Intanto si era fatta l’ora. Erano giunti tutti gli invitati e, all’atteso ingresso dei padroni di casa, i Conti Sigurtà, gli ospiti presero posto. Lo spettacolo ebbe così inizio. – Che belle queste musiche! – Disse Quirino.

-Oh sì! Fanno sognare!- aggiunsero Quartino e Questella all’unisono.

Il cuore di Alina traboccava di felicità.

Insieme ai suoi nuovi amici rimase ad ascoltare, mentre la luna faceva capolino nel cielo. (Il racconto continua…) -tutti i diritti riservati-